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Primo Maggio. La loro coperta: nessuna libertà e la sicurezza di una cella

Posted: Aprile 30th, 2015 | Author: | Filed under: General | Commenti disabilitati su Primo Maggio. La loro coperta: nessuna libertà e la sicurezza di una cella
Una citazione. Nel film “Codice d’onore” il colonnello Jessep dei marines, interpretato da Jack Nicholson, viene portato alla sbarra, in tribunale, imputato per aver ordinato la esecuzione di un suo soldato.
Di fronte alle accuse che gli vengono mosse, risponde in questo modo:
“… viviamo in un mondo pieno di muri e quei muri devono essere sorvegliati da uomini col fucile… chi lo fa questo lavoro?
Io non ho né il tempo né la voglia di venire qui a spiegare me stesso a un uomo che passa la sua vita a dormire sotto la coperta di quella libertà che io gli fornisco. E poi contesta il modo in cui gliela fornisco!”.
Questo discorso ci offre gli spunti per qualche riflessione.
I muri da sorvegliare, e la coperta che ci è stata fornita, sotto alla quale dormire.
Che i muri da sorvegliare siano sempre di più dopo il crollo del muro più famoso, quello di Berlino, è evidente. Dalla Palestina al Messico al Mediterraneo, i confini che un sogno neanche tanto lontano voleva pensare liberi e aperti si sono chiusi a delimitare fortezze. C’è un dentro fatto di presunti diritti, e un fuori fatto di esasperazione e di milioni di condannati ad una sopravvivenza alla mercè di guerre, faide, speculazioni decise in pochi istanti da grandi gruppi finanziari internazionali. Decise a volte da logaritmi, scelte che per pochi significano enormi quantità di denaro, per tanti fame e miseria.
Una economia fatta di speculazione, sfruttamento di uomini e animali, devastazione dell’ambiente, richiede l’erigere continuo di paratie stagne capaci di dividere e contenere i conflitti per poterli gestire e controllare. Conflitti che a volte assumono la caratteristica di vera e propria guerra, altre volte a più bassa intensità assumono quella di contenimento del malessere sociale attraverso la repressione.
In ogni caso, parliamo di muri; muri da controllare, muri che per tornare alla citazione del film devono essere sorvegliati da uomini col fucile. Il sogno del mondo pacificato vagheggiato al termine della guerra fredda è drammaticamente fallito. Il mondo non solo non è pacificato, e dal medio oriente al mediterraneo passando per grandi aree dell’asia assistiamo ad immani carneficine che non risparmiano uomini e donne innocenti, massacrate in nome dello stato islamico o sotto la repressione del dittatore di turno.
E i muri non sono solo questi. La militarizzazione diffusa nella nostra società difende i muri dello sfruttamento, della intolleranza che alimenta i conflitti tra poveri, del razzismo e della paura in cui ci vogliono per giustificare quella coperta che da anni ormai, ammesso che per qualcuno ci sia mai stata, non c’è più.
Una coperta che altro non era che il sogno della classe media nato nel dopoguerra: un sogno fatto di piccole sicurezze, una coperta sotto alla quale avremmo dovuto dormire tranquilli, protetti e vigilati dagli “uomini col fucile”. Ma se anche in passato questo privilegio mai fosse stato goduto da qualcuno, di certo oggi non ne rimane che il ricordo o la nostalgia. La classe media del mondo occidentale sotto i colpi della crisi è scomparsa, tagliata da una forbice sempre più ampia a sancire la distanza fra pochi detentori del reddito e grandi masse a cui non rimane altro se non l’incubo della precarietà, della assenza di futuro per sé e per i propri figli, del continuo attacco alla propria dignità ad opera di amministratori al servizio dei grandi poteri finanziari. Un incubo che si svolge in un bagno di paure, alimentate ad arte dai mezzi di comunicazione, dove sempre nuovi nemici di ogni genere minacciano quei muri sempre più fragili, giustificando un apparato repressivo di controllo sempre più invasivo.
Ma di quale coperta stanno parlando, questi signori della guerra, della repressione? Chi l’ha mai vista, la coperta che pretendono di stendere e sotto a cui dovremmo dormire? Chi vede oggi quella libertà che dicono di fornirci? La libertà di scegliere se azzuffarsi sgomitando in una società senza solidarietà per sopravvivere o di sprofondare nel baratro dei reietti? La loro coperta non esiste, non c’è.
Poco fa non a caso abbiamo parlato di amministratori al servizio dei grandi poteri finanziari. Non a caso, amministratori: non politici. Di quale politica parlano questi signori? Qual è il futuro che hanno in mente per le prossime generazioni? Il futuro scritto dalla banca centrale europea, dal fondo monetario internazionale, dalle banche. E per eseguire i compiti prescritti da queste consorterie si definiscono “politici”. Ma siatene certi, non uno, non uno solo sarebbe in grado di dirvi quale mondo, quale società ha in mente per le prossime generazioni.
Mentre hanno ben in mente, ben chiaro, qual è il futuro del lavoro.
Disoccupazione giovanile altissima, la cassa integrazione aumentata vertiginosamente, tanti lavoratori e lavoratrici che fuggono all’estero per sopravvivere.
Allora propongono Grandi Opere, come la Tav, che richiedono investimenti di miliardi. Questi progetti sono presentati come soluzione per risolvere il problema della disoccupazione, in realtà sono solo l’ennesima occasione per fare affari sulla pelle dei lavoratori. Queste opere, invece di rispondere ai nostri bisogni, sono destinate a creare solo gigantesche speculazioni, favorire gruppi economici e di potere, creare consensi elettorali attorno ai partiti che promuovono politiche contrarie agli interessi dei lavoratori (cit. Tiziano Antonelli).
Quantomeno singolari, quando non spassose, le periodiche ondate di entusiasmo che si sollevano intorno a personaggi del mondo istituzionale o sindacale, fondatori e ri-fondatori di partiti e movimenti che vaneggiano un futuro sostanzialmente di ridotto sfruttamento e minor ladrocinio da parte della classe al potere. E’ commovente la partecipazione che questi salvatori buoni per una stagione riescono a sollevare per qualche mese in tanti e tante. Sotto i fondali teatrali che cambiano, in realtà, tutto quel che si muove è il tentativo di mercanteggiare con la classe padronale, che in passato aveva qualche interesse a venire a patti con i lavoratori, una sicurezza:
quella di una cella ben conosciuta. Per questa sicurezza, vogliono dar ad intendere che occorre difendere conseguentemente le sbarre che finora li hanno tenuti prigionieri.
Ma la classe padronale, che ha diviso e smembrato produzioni, dislocato per il mondo le sedi, depauperato e disperso diritti che erano stati conquistati in anni e anni di lotte, di venire a patti non ne ha più nessuna necessità.
Per questo ci sembrano risibili queste periodiche chiamate alle armi da parte del salvatore di turno, che abbia la faccia pulita o meno. La fuga dalla fiducia nelle istituzioni è iniziata da un pezzo, i numeri dell’astensionismo stanno lì a testimoniarlo. Il lavoro di questi pompieri, da Grillo a Landini, in ultimo non è volto ad altro se non a cercare di mantenere sulla barca dello Stato, agitando le bandiere della difesa della Costituzione e della lotta alla corruzione, chi avrebbe tutte le ragioni per rivoltarsi contro di esso.
Se non è possibile costruire un futuro senza prima sognarlo, crediamo fermamente e pensiamo che oggi più che mai si debba tornare a parlare di trasformazione sociale. La difesa del lavoro e dei diritti dei lavoratori e delle lavoratrici non può limitarsi alla contrattazione e alla lotta economica, che pure sono aspetti necessari e importanti. Senza la prospettiva di una trasformazione sociale, che per noi anarchici significa un mondo di uomini e donne liberi ed eguali nella solidarietà e nella giustizia sociale, nessuna rivendicazione può avere respiro. A maggior ragione oggi, quando quella presunta coperta di libertà e sicurezza di cui tanto ci hanno parlato ha ormai mostrato che cosa realmente è: nessuna libertà e la sicurezza di una cella.
Noi, di questa sicurezza non sappiamo cosa farcene.
 
Gruppo Libertad – FAI Federazione Anarchica Italiana, Rimini

Le origini anarchiche del Primo Maggio

Posted: Aprile 30th, 2015 | Author: | Filed under: General | Commenti disabilitati su Le origini anarchiche del Primo Maggio

Le origini anarchiche del Primo Maggio


Oggi e’ semplicemente una festa come le altre. Non molta gente sa perchè il primo maggio e’ diventato il giorno internazionale dei lavoratori e perche’ noi dovremmo celebrarlo. Un pezzo in piu’ della nostra storia che ci e’ stato nascosto.
Tutto e’ cominciato piu’ di un secolo fa quando la Federazione Americana del Lavoro ha adottato una risoluzione storica che asseriva: ” otto ore costituiranno la durata legale della giornata di lavoro dal 1 maggio 1886 “.
Nei mesi precedenti a questa data migliaia di operai avevano combattuto per la giornata piu’ corta. Esperti e non qualificato, neri e bianchi, uomini e donne, nativi ed immigrati, tutti erano stati coinvolti nella causa.

CHICAGO

Nella sola Chicago in 400.000 erano in sciopero. Un giornale di quella città’ riportava che «nessun fumo usciva dagli alti camini delle fabbriche e dei laminatoi, e le cose avevano assunto l’apparenza di un giorno di festa».
Questo era il centro principale delle agitazioni, e qui gli anarchici erano all’avanguardia del movimento dei lavoratori. Quando il primo maggio del 1886 gli scioperi per le otto ore paralizzarono la città’, una meta’ della manodopera della ditta McCormick usci’dalla fabbrica.
Due giorni dopo parteciparono ad una assemblea di massa seimila lavoratori del legno, anch’essi in sciopero.
I lavoratori stavano ascoltando un discorso dell’anarchico August Spies a cui era stato chiesto di organizzare la riunione dal’Unione Centrale del Lavoro. Mentre Spies stava parlando, invitando i lavoratori a rimanere uniti e a non cedere ai capi, i crumiri stavano cominciando a lasciare la McCormick.
Gli operai, aiutati dai lavoratori del legname, marciarono lungo la strada e spinsero i crumiri nuovamente dentro la fabbrica.
All’improvviso giunsero 200 poliziotti e senza alcun preavviso attaccarono la folla con manganelli e revolver. Uccisero uno scioperante, ne ferirono un numero indeterminato di cui cinque / sei seriamente.
Oltraggiato dai brutali assalti di cui era stato testimone, Spies ando’ agli uffici dell’Arbeiter Zeitung (un quotidiano anarchico per gli operai immigrati tedeschi) e li’ compose una circolare invitante i lavoratori di Chicago a partecipare ad un meeting di protesta per la notte seguente.
Il meeting di protesta ebbe luogo in Haymarket Square e fu tenuto da Spies e da altri due attivisti anarchici del movimento sindacale, Albert Parsons e Samuel Fielden.

L’ATTACCO DELLA POLIZIA

Durante i discorsi la folla rimase tranquilla.
Il sindaco Carter Harrison, che era presente dall’inizio della riunione, non aveva ravvisato nulla che richiedesse l’intervento della polizia.
Avviso’ di questo il capitano della polizia John Bonfield e suggeri’ che il grosso delle forze di polizia che attendevano alla Station House fossero mandate a casa.
Erano quasi le dieci di sera quando Fielden stava per dichiarare chiusa la riunione.
Stava piovendo molto forte e solo duecento persone circa erano rimaste nella piazza.
Improvvisamente una colonna di polizia di 180 uomini guidata da Bonfield entro’ nella piazza ed ordino’ alla gente di disperdersi immediatamente. Fielden protesto’: «Siamo pacifici».

LA BOMBA

In quel momento una bomba venne gettata fra le file della polizia.
Una persona fu uccisa, 70 rimasero ferite di cui sei in maniera grave.
La polizia apri’ il fuoco sulla folla.
Quante persone siano state ferite o uccise dalle pallottole della polizia non e’ mai stato accertato esattamente.

CHICAGO NEL TERRORE

La stampa e i governanti chiedevano vendetta, insistendo che «la bomba era un lavoro di socialisti e anarchici».
Furono perquisiti luoghi di riunione, uffici del sindacato, stamperie e case private.
Tutti coloro che erano conosciuti come socialisti ed anarchici vennero portati dentro.
Anche molte persone ignare del significato di socialismo e anarchismo vennero arrestate e torturate.
«Prima le perquisizioni, poi il rispetto dei diritti di legge»: questa fu l’asserzione pubblica di Julius Grinnell, il procuratore di Stato.

IL PROCESSO

Otto uomini furono processati con l’accusa di essere assassini.
Questi erano: Spies, Fielden, Parsons e cinque altri anarchici coinvolti nel movimento dei lavoratori: Adolph Fischer, George Engel, Michael Schwab, Louis Lingg, Oscar Neebe.
Il processo inizio’ il 21 giugno 1886 nella Corte di Cooke County.
I candidati della giuria non furono scelti nel modo usuale, cioe’ ad estrazione. In questo caso il procuratore Grinnell nomino’ un apposito funzionario per selezionare i candidati.
Alla difesa non fu consentito di presentare le prove che questo funzionario speciale aveva pubblicamente dichiarato: «sto gestendo questo caso e so di cosa parlo. Questi imputati stanno sicuramente andando alla forca».

LA GIURIA

La composizione finale della giuria era chiaramente di parte, essendo essa costituita da uomini d’affari, loro impiegati ed un parente di uno dei poliziotti morti.
Nessuna prova venne presentata dallo Stato che uno qualunque degli otto uomini davanti alla corte avesse tirato la bomba, e che fosse in qualche modo connesso col suo lancio o avesse persino approvato tali atti.
In effetti, solo tre degli otto uomini erano stati in Haymarket Square quella sera.
Nessuna prova venne offerta che uno qualunque degli oratori avesse incitato alla violenza.
Persino il sindaco Harrison nel suo intervento al processo descrisse i discorsi come «addomesticanti».
Nessuna prova venne offerta che qualunque violenza fosse prevista. In effetti, Parsons aveva portato i suoi due figli piccoli al comizio.

SENTENZA

Che gli otto fossero a processo per il loro credo anarchico e per le loro attivita’ nel sindacato fu chiaro fin dall’inizio. Il processo si concluse cosi’ com’era cominciato, com’e’ testimoniato dalle parole finali del discorso alla giuria di Grinnell:
«La legge e’ sotto processo. L’anarchia e’ sotto processo. Questi uomini sono stati scelti, selezionati dal Gran Giuri’ e indicati perche’ essi erano capi. Non sono piu’ colpevoli delle migliaia che li hanno seguiti. Signori della giuria, condannate questi uomini, fate di loro degli esempi, impiccateli e salvate le nostre istituzioni, la nostra societa’.».
Il 19 agosto sette degli imputati furono condannati a morte e Neebe a 15 anni di prigione. Dopo una massiccia campagna internazionale per la loro liberazione, lo Stato commuto’ le sentenze di Schwabb e Fielden nella prigione a vita. Lingg truffo’ il boia suicidandosi nella sua cella il giorno prima dell’esecuzione. L’11 di novembre 1887 Parsons, Engel, Spies e Fischer furono impiccati.

PERDONO

Seicentomila lavoratori parteciparono al loro funerale. La campagna per liberare Neebe, Schwabb e Fielden continuo’. Il 26 giugno 1893 il governatore Altgeld li libero’. Egli chiari’ che non stava concedendo il perdono perche’ pensava che gli uomini avessero sofferto abbastanza, ma perche’ essi erano innocenti del crimine per il quale erano stati processati. Essi e gli uomini impiccati erano stati vittime di «isteria, giurie impacchettate e un giudice di parte».
Le autorita’ ai tempi del processo credettero che questa persecuzione interrompesse il movimento per le otto ore, invece in seguito emerse che la bomba poteva essere stata tirata da un agente di polizia che lavorava per il capitano Bonfield. Una cospirazione che coinvolgeva alcuni capi per screditare il movimento dei lavoratori.
Quando Spies parlo’ alla corte dopo essere stato condannato a morte, egli affermo’ di credere che questa cospirazione non avrebbe avuto successo. «Se pensate che impiccandoci potete fermare il movimento dei lavoratori, il movimento da cui milioni e milioni di persone che lavorano nella miseria vogliono e si attendono salvezza, allora impiccateci! Qui voi spegnete una scintilla, ma dovunque intorno a voi le fiamme divampano. E’ un fuoco sotterraneo: non potete spegnerlo.».
E questo, il primo maggio, rappresentò per molti decenni successivi: una scadenza annuale comune a tutto il movimento dei lavoratori, in ogni parte del mondo.

UNA GIORNATA DI LOTTA E DI MEMORIA STORICA

E molto spesso, fu proprio da questa giornata che la mobilitazione di massa dei lavoratori segnò momenti storici particolari, durante le due guerre mondiali, durante la resistenza e l’antifascismo.
Oggi parlarne ha un senso non solo per conservarne la memoria storica, ma per il contenuto, il significato che essa rappresenta in termini di coscienza di classe e di lotta degli sfruttati dove, in tema di orario di lavoro, diritti, salari, emancipazione, cambiamento della società liberista imperante, c’è molto da fare, non solo per riconquistare diritti e dignità rubati, ma per gettare sullo scenario dello scontro di classe in atto, gestito solo dal padronato attualmente, la forza e l’utopia delle masse lavoratrici.
Alan MacSimoin, (originariamente pubblicato su “Workers Solidarity”, 19, e dal sito web del Centro Studi Libertari Jesi. The anarchist origins of May Day )

Un lungo 25 aprile – Storia della resistenza libertaria

Posted: Aprile 24th, 2015 | Author: | Filed under: General | Commenti disabilitati su Un lungo 25 aprile – Storia della resistenza libertaria

centro studi libertari / archivio g.pinelli

Cari compagni e cari sostenitori,
in occasione del 70° anniversario del 25 aprile vi annunciamo il caricamento delle interviste inedite ai partigiani e alle partigiane anarchiche sul nostro canale youtube. 

La Resistenza anarchica
versione integrale delle testimonianze partigiane raccolte nel 1995 da Ferro Piludu e Lucilla Salimei in Romagna (Cesare Fuochi, Andrea Gaddoni, Spartaco Borghi), inToscana (Minos Gori, Ugo Mazzucchelli, Carlo Venturotti, Teresa Venturotti), inPiemonte (Giuseppe Ruzza) e in Lombardia (Dante Di Gaetano, Alberto Moroni, Luigi Brignoli, Marilena Dossena, vedova di Michele Germinal Concordia).
il centro studi libertari / archivio g.pinelli

clicca qua per guardare le video interviste

https://www.youtube.com/playlist?list=PLgsM796JQvn2reeDsyHt9pCBD0holvfNe

 

Un lungo 25 aprile storia della resistenza libertaria
Si avvicina il 25 aprile. Ma forse non c’è soltanto un 25 aprile, ma tanti 25 aprile. Semplificando, si potrebbe dire che c’è infatti quello di chi voleva in primo luogo garantire la continuità delle istituzioni statali, quello di chi sognava un’Italia schierata con Stalin e quello di coloro che di una cosa erano sicuri: che i ponti con quello che era stato dovevano essere tagliati di netto. Tra questi ultimi c’erano senza dubbio gli anarchici.

Ma per gli anarchici il 25 aprile era iniziato più di vent’anni prima.

continua qui

http://www.centrostudilibertari.it/un-lungo-25-aprile-storia-della-resistenza-libertaria?utm_source=Centro+Studi+Libertari&utm_campaign=aaa5f0dafc-Un_lungo_25_aprile_Storia&utm_medium=email&utm_term=0_44f13e6d2f-aaa5f0dafc-120429569

 


“La parola il fatto: gli anarchici” documentario RAI 1975

Posted: Aprile 16th, 2015 | Author: | Filed under: General | Commenti disabilitati su “La parola il fatto: gli anarchici” documentario RAI 1975

http://www.veoh.com/watch/v25213272Gjs3wYCr


Imola, 1° maggio anarchico

Posted: Aprile 16th, 2015 | Author: | Filed under: General | Commenti disabilitati su Imola, 1° maggio anarchico
1° MAGGIO ANARCHICO
(per chi non va all’appuntamento no-expo di Milano)
 
Come tutti gli anni gli anarchici imolesi salutano il 1° Maggio, giorno di lotta e di festa.
Presidio nella Piazzetta dell’Ulivo dalle ore 10,00 con distribuzione della stampa anarchica
Alle ore 11,30 pubblico comizio
Parlerà il compagno Settimio Pretelli
A seguire buffet nella sede in via Fratelli Bandiera 19
 
——————————————————————
4° COPPA PRECARIA
TORNEO DI CALCETTO ANTIPRECARIATO
PRIMO MAGGIO 2015
FOSSATO DELLA ROCCA DI IMOLA
dalle 12 alle 19

Regolamento:
– 4 contro 4
– squadre di ogni età, sesso, colore
– campo e porte ridotte
– no portieri/tacchetti
– 15 minuti a partita
– maglie dello stesso colore
Durante la giornata:
– area rinfresco
– infopoint
– banchetti e bella gente
– artisti di strada: partecipazione libera
iscrizione al torneo aperte dalle 12 per le prime 12 squadre
calcio d’inizio alle 14
per info: info@brigata36.it

25 aprile 2015: Bologna corteo antifascista

Posted: Aprile 9th, 2015 | Author: | Filed under: General | Commenti disabilitati su 25 aprile 2015: Bologna corteo antifascista
25 aprile 2015: Bologna corteo antifascista

Ogni anno, quando il 25 aprile arriva, c’è chi lo vive come una semplice 
ricorrenza, chi come una tappa di una Storia che non è mai finita. Che 
parte dal biennio rosso, dalle lotte dei braccianti e degli operai, 
passa per chi fu tradito mentre cercava di fermare i fascisti prima che 
prendessero il potere, come gli Arditi del Popolo in Italia e i 
rivoluzionari spagnoli, passa per chi non si arrese alla restaurazione 
del dopoguerra, continua per tutte le sommosse del vecchio e del nuovo 
secolo.

Oggi come ieri c’è chi si batte per l’uguaglianza nell’accesso alla 
ricchezza, alle cure, al sapere, perché tutti abbiano una vita libera e 
degna. Oggi come ieri i governanti e le loro guardie, vecchi e nuovi 
fascisti, conducono la loro sporca guerra contro chi, irrinunciabilmente 
partigiano, lotta.

A settanta anni dalla Liberazione vogliamo tornare in piazza, gridando 
forte di non avere nulla a che fare con partiti, amministrazioni locali 
e governo intenti a inventare nuove forme di precarietà, aggravare 
l’emergenza abitativa a suon di sfratti, sgomberi e restrizioni agli 
occupanti di casa, imbrigliare la scuola, sventrare montagne, trivellare 
mari e cementificare ovunque. Gridando forte la nostra volontà di 
chiudere ogni spazio a ogni volto assuma il fascismo: dal disegno 
nazionalista e lepenista che la Lega di Salvini intraprende con l’aiuto 
di CasaPound, ai pochi nazisti esaltati di Forza Nuova che a Bologna 
collezionano da anni magre figure ogni volta che tentano una sortita 
pubblica, fino alle bande dello Stato islamico contro le quali i 
rivoluzionari del Rojava combattono una grande guerra di libertà.

Resistenza non è mera difesa, è anzi il senso profondo di andare avanti, 
giorno per giorno, strappando metri di terra volta per volta, per far sì 
che ogni giorno sia il 25 aprile.


Assemblea pubblica giovedì 9 aprile ore 21:00 presso il Circolo 
anarchico Berneri


Sabato 25 aprile 2015
corteo antifascista ore 10:00
da pza dell’Unità al Pratello R’esiste (pza San Francesco)


Nodo sociale antifascista
www.staffetta.noblogs.org

per adesioni: staffetta at riseup punto net

Salvini e Chiamparino fuori da Torino

Posted: Aprile 5th, 2015 | Author: | Filed under: General | Commenti disabilitati su Salvini e Chiamparino fuori da Torino

Sabato mattina – era il 28 marzo – a Torino veniva tracciata per le strade della città una sorta di “pista anarchica” che collegava vari luoghi del potere criminale – il palazzo della “giustizia”, le prigioni, le centrali di polizia – nel ricordo di Edoardo Massari “Baleno”, morto suicida alle Vallette diciassette anni fa. Gli era da poco stata comunicata la decisione del tribunale che avrebbe atteso in carcere il processo per associazione sovversiva e per vari sabotaggi in Val Susa. I guardiani dell’ordine democratico volevano seppellirlo in galera. Di recente ci hanno riprovato con sette No Tav, accusati di terrorismo per un sabotaggio in Clarea  …

http://anarresinfo.noblogs.org/2015/03/30/salvini-e-chiamparino-fuori-da-torino/


Reggio Emilia. No opg, no rems, no psichiatria

Posted: Aprile 5th, 2015 | Author: | Filed under: General | Commenti disabilitati su Reggio Emilia. No opg, no rems, no psichiatria

Il 31 marzo chiudono i sei OPG – ospedali psichiatrici giudiziari –e dovrebbero aprire le REMS – residenze per l’applicazione delle misure di sicurezza. Sino al 1975 si chiamavano “manicomi criminali”, il cambiamento di nome non mutò la natura di questi posti, dove finiscono gli uomini e le donne che, pur riconosciuti responsabili di aver infranto le leggi, vengono dichiarati incapaci di intendere e di volere e rinchiusi in queste strutture a metà tra il carcere e il manicomio. ….

http://anarresinfo.noblogs.org/2015/03/30/reggio-emilia-no-opg-no-rems-no-psichiatria/


Bologna, 1 aprile 1944 -1 aprile 2015. In memoria di Attilio ed Edera

Posted: Aprile 5th, 2015 | Author: | Filed under: General | Commenti disabilitati su Bologna, 1 aprile 1944 -1 aprile 2015. In memoria di Attilio ed Edera

1 aprile 1944-1 aprile 2015. In memoria di Attilio ed Edera

Nel novembre del 1915 diversi libertari bolognesi, in gran parte giovani, fondano il gruppo anarchico Emilio Covelli, attivissimo contro la guerra. Fra questi, Attilio Diolaiti viene ritenuto dalla questura il più influente. A neanche diciannove anni è chiamato alle armi, non si presenta e il 7 settembre 1917 è denunciato al tribunale di guerra come disertore. Viene arrestato dai carabinieri a Baricella – dove è nato il 17 settembre 1898 – e il 10 ottobre condannato a tre anni di reclusione. Rinchiuso nel carcere di Savona, torna in libertà nel 1919 e riprende l’attività sovversiva durante il Biennio rosso. Il 21 ottobre 1920 è coinvolto nell’arresto in massa del consiglio generale dell’Usi e viene rilasciato circa due mesi dopo, anche se secondo la questura «professa gli stessi principi anarchici» e viene quindi «oculatamente vigilato».

Dal novembre del 1921 al luglio del 1922 risiede a Verona con l’incarico di segretario amministrativo della locale Camera del lavoro aderente all’Usi. Tornato in una Bologna ormai sottomessa al tallone delle camicie nere, non riesce a trovare lavoro e avvia autonomamente un negozietto da merciaio. Dalle fonti di polizia sembra per alcuni anni politicamente inoperoso ma, appena si trasferisce in centro, viene sottoposto ai vincoli dell’ammonizione: nell’agosto del 1927 è inviato al confino a Lipari in quanto «anarchico fervente e pericoloso».

A fine gennaio 1930 è nuovamente a Bologna, dove frequenta l’ex sindaco socialista Francesco Zanardi. Negli anni successivi viene ripetutamente arrestato e vessato dal regime.

Nel settembre 1943 come rappresentante dei militanti della città partecipa al convegno anarchico clandestino di Firenze del 5 settembre 1943 ed è tra gli organizzatori della 7° GAP bolognese.

Si trasferisce poi a Monterenzio dove costituisce un gruppo partigiano. Dopo alcuni atti di sabotaggio, tra i quali i tagli delle linee telegrafiche per interrompere i contatti tra Roma e Berlino, il gruppo riceve l’incarico di presentarsi per un’azione in Piazza Ravegnana (proprio sotto le due torri) la mattina del 25 marzo 1944 davanti a una bancarella di penne stilografiche. È una trappola, gestita da un infiltrato, tal Remo Naldi. Circondati dalla brigata nera, vengono arrestati sei componenti del gruppo: Edera De Giovanni, Egon Brass, Ettore Zaniboni, Enrico Foscardi, Ferdinando Grillini, Attilio Diolaiti. Dopo varie sevizie, nella notte tra il 31 marzo e il primo aprile 1944 i sei vengono portati alla Certosa di Bologna e fucilati contro il muro, dove oggi li ricorda una targa.

Edera De Giovanni è considerata la prima partigiana caduta nella Resistenza bolognese; ad Attilio Diolaiti è stato riconosciuto il grado di capitano della 1° brigata Irma Bandiera, altra partigiana bolognese caduta. Alla prima commemorazione pubblica di Diolaiti, tenuta nella sede della Federazione anarchica Bolognese in via Lame nell’aprile 1946, aderiscono le associazioni antifasciste e i partiti della sinistra con un’unica assenza: il Partito comunista, impegnato a egemonizzare la memoria della stagione resistenziale.

http://staffetta.noblogs.org/post/2015/03/31/1-aprile-1944-1-aprile-2015-in-memoria-di-attilio-ed-edera/


La FAI ante la nueva represión del anarquismo

Posted: Aprile 5th, 2015 | Author: | Filed under: General | Commenti disabilitati su La FAI ante la nueva represión del anarquismo

La FAI ante la nueva represión del anarquismo

Manifestamos el rechazo a las recientes detenciones de anarquistas en Palencia, Granada, Barcelona y Madrid; brindamos nuestro apoyo solidario a las personas detenidas y encarceladas, así como a sus familiares y personas allegadas.

El crecimiento organizado del entorno libertario y la protesta social en los últimos años está siendo perseguido sistemáticamente por el Estado, bajo el amparo de leyes represivas que califican de terrorista todo tipo de conductas contrarias al orden establecido. Los nuevos arrestos intensifican una campaña de criminalización para quienes participamos en cualquier actividad reivindicativa y son la coartada para justificar la nueva Ley Mordaza (Ley de Seguridad Ciudadana) que pretende instaurar un estado de excepción encubierto que impida el crecimiento del movimiento social que está luchando por transformar la sociedad. Por eso el Estado genera alarma social mediante operaciones policiales y procesos judiciales basados en indicios y acusaciones arbitrarias, que alimentan la falsedad del anarquismo terrorista y promotor de la lucha armada.

Este tipo de operaciones antiterroristas suelen concluir con la absolución o la imposición de condenas menores a las personas represaliadas, en consonancia con la inexistencia de organizaciones armadas y mucho menos atentados terroristas en el territorio español.

La Federación Anarquista Ibérica (FAI) promueve el desarrollo de la organización anarquista y social, basada en la acción directa (sin intermediarios), el apoyo mutuo y la autogestión, y sin ningún tipo de injerencia por parte del Estado y del Capital, ya que la FAI lucha por el surgimiento de una sociedad emancipada de este sistema y que favorezca el desarrollo libre de las personas en condiciones de igualdad económica.

Por lo expuesto, exigimos la inmediata puesta en libertad sin cargos de los detenidos y el fin de la campaña de criminalización. Denunciamos públicamente el encarcelamiento y represión de quienes luchan contra las injusticias sociales, así como la campaña de manipulación mediática que se está haciendo con el anarquismo.

Federación Anarquista Ibérica

https://federacionanarquistaiberica.wordpress.com/2015/03/31/la-fai-ante-una-nueva-represion-del-anarquismo/