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Massenzatico/Reggio emilia. UMANITA’ NOVA IN FEST(A)

Posted: Novembre 14th, 2017 | Author: | Filed under: General | Commenti disabilitati su Massenzatico/Reggio emilia. UMANITA’ NOVA IN FEST(A)
sabato 18 novembre 2017
UMANITA’ NOVA IN FEST(A)
Massenzatico/Reggio emilia
presso il circolo Cucine del Popolo – Via beethoven 78/e
H 18.00 – DIBATTITO CON LA REDAZIONE/AMMINISTRAZIONE
H 20.30 – CENA DI AUTOFINANZIAMENTO PER IL GIORNALE (con alternativa menù Vegan)
A seguire
CONCERTO CON ALESSIO LEGA

https://www.facebook.com/events/1947728062149889/

Savignano sul Rubicone. STREET PARADE ANTIFASCISTA

Posted: Novembre 14th, 2017 | Author: | Filed under: General | Commenti disabilitati su Savignano sul Rubicone. STREET PARADE ANTIFASCISTA

DOMENICA 12 NOVEMBRE 2017 – STREET PARADE ANTIFASCISTA A SAVIGNANO SUL RUBICONE (fc)

 CONCENTRAMENTO ORE 14:00 IN PIAZZA GIOVANNI XXIII

PARTENZA CORTEO ORE 15:00

 Parata musicale per le strade di Savignano, contro razzismo e fascismo e per la chiusura della sede neofascista di “Identità e tradizione”, aperta da poco in paese. 

NO BORDER – NO FASCISM!


Radiocane. L’immondo del lavoro, voci blues da un hotel

Posted: Novembre 14th, 2017 | Author: | Filed under: General | Commenti disabilitati su Radiocane. L’immondo del lavoro, voci blues da un hotel

L’ascesa di Milano nel gotha del turismo di lusso continua inarrestabile e i giornali non smettono un mattino di tesserne l’enfatico  elogio. Ma spente le luci delle grandi insegne stellate anche i migliori hotel rivelano l’occulto segreto di ogni ricchezza che si accumuli: lo sfruttamento.

Quattro voci ci raccontano cosa significhi lavorare nel settore alberghiero. Sono tutte donne e percepiscono sì un salario, ma si percepiscono “schiave”. Puliscono camere a cottimo nei lussuosi hotel della capitale del ghell, dove  hanno imparato fin troppo bene la differenza tra una notte a quattro stelle e una giornata di merda.

ascolta:  L’immondo del lavoro. Voci blues da un hotel


Il migliore amico del fascismo

Posted: Novembre 14th, 2017 | Author: | Filed under: General | Commenti disabilitati su Il migliore amico del fascismo

Il migliore amico del fascismo.

Le elezioni di Ostia permettono di fare alcune riflessioni sul pericolo fascista oggi in Italia e sui migliori mezzi per contrastarlo.

Domenica 5 novembre si sono svolte le elezioni ad Ostia, uno dei municipi in cui è diviso il Comune di Roma. Una lista fascista, presentatasi alle elezioni, ha ottenuto 4.862 voti, mentre nel 2016, alle elezioni per il Comune di Roma, la stessa lista ne aveva ottenuti 1.150. In termini percentuali, questi fascisti sono passati dall’1,99 al 7,69 per cento.
Questi risultati danno un’impressione contraddittoria: il raggruppamento fascista ha più che raddoppiato i voti, ma in termini percentuali appare quadruplicato. Questo è possibile perché il numero dei votanti è bruscamente calato, passando dal 56,1 del 2016 al 36,1 del 2017. Un tracollo della partecipazione al rito elettorale, su cui ha certo influito il lungo commissariamento e il maltempo che ha flagellato il litorale romano per la prima parte della giornata di domenica.
La crescita dei fascisti, quindi, si accompagna alla crescita dell’astensionismo.  Quindi, anche i fascisti cantano vittoria e se i mezzi di comunicazione li considerano i veri vincitori delle elezioni; possiamo ritenere che la loro demagogia razzista e interclassista, le violenze e il sostegno della mafia locale non sono riusciti, per ora, a fare breccia in quegli strati popolari e proletari che hanno perso la fiducia nel metodo elettorale. Ci troviamo di fronte ad uno spostamento di voti, un rimescolamento all’interno della destra (M5S, Forza Italia, Fratelli d’Italia); al cui interno venature fasciste, revisioniste, razziste e integraliste non mancano certo, accomunate alla paura del rosso e della classe operaia.
Quindi questo risultato, se ci dice qualcosa sulla incapacità dei fascisti di fare breccia (per ora) fra i ceti popolari, ci dice anche che la classe dominante e i suoi servi si rivolgono al fascismo per spingere all’estremo lo sfruttamento e la repressione nei confronti del resto della società, il fascismo, per le classi privilegiate, è la forma politica con cui rispondono all’intensificarsi della lotta di classe, alla crisi del controllo sociale.
Tutto bene quindi? Tutt’altro. Se la demagogia non riesce a fare breccia, i fascisti hanno sempre a disposizione la violenza per fare breccia fra l’opposizione delle masse, e proprio il litorale romano vede da anni episodi violenti, aggressioni contro attivisti o simpatizzanti antifascisti, che hanno portato anche a omicidi, che frettolosamente gli inquirenti hanno considerato risse.
Si tratta quindi di non abbassare la guardia, e di contenere i gruppi fascisti con ò’antifascismo militante, l’autodifesa di massa e la controinformazione.
Questo però rischia di non essere sufficiente.
Quegli stessi ceti popolari e proletari che hanno perso la fiducia nel metodo elettorale, che sono refrattari alla demagogia fascista più o meno mascherata, sono le vittime delle politiche fasciste che i governi italiani, da quelli di destra, a quelli tcnici fino a quelli di centrosinistra, si acaniscono contro le condizioni di vita e di lavoro, contro le libertà collettive ed individuali. Le riforme fiscali, il prolungamento del tempo di lavoro, il taglio dei salari, i regali all’oligarchia finanziaria, la politica di guerra all’estero e nelle strade sono tutti esempi della crscente fascistizzazione delle istituzioni. Una fascistizzazione di cui non sono responsabili i nostslgici, i fascisti del terzo millennio: il primo responsabile della politica di fascistizzazione è il Partito Democratico.
Ecco allora che ingigantire il pericolo delle liste demagogiche, razziste, integraliste, fasciste e lanciare appelli all’unità, in vista di un “voto utile” per fermare il pericolo fascista, appelli che coinvolgono anche esponenti del PD o comunque coinvolti nelle politiche antiproletarie, finirebbe per favorire la fascistizzazione dello Stato, i veri fascisti che hanno governato in questi ultimi anni. Soprattutto, chi si facesse portatore di una più o meno velata alleanza con il Partito Democratico, perderebbe ogni possibilità di conquistarsi un ascendente nei confronti delle grandi masse che non vanno più a votare, che hanno perso fiducia, in primo luogo, proprio nel Partito Democratico, e aspettano una indicazione concreta di lotta, e non un generico richiamo a quei valori che hanno mascherato l’attacco alle conquiste del movimento operaio.
Chi oggi continua a fare affidamento nel metodo elettorale, chi cerca alleanze con i responsabili delle politiche di guerra e di miseria, è in realtà il migliore amico del fascismo, perché in fondo preferisce uno Stato, sia pure fascista, alla Rivoluzione Sociale.
Richiamare le autorità al rispetto della Costituzione, alla repressione dei fenomeni fascisti è un’arma a doppio taglio: per ogni manifestazione fascista vietata ce ne sono dieci degli oppositori delle politica governativa, c’è la crescente limitazione del diritto di sciopero, ci sono i DASPO urbani, i fogli di via, gli sgomberi. La repressione del fascismo folkloristico è quindi un’altro aspetto della fascistizzazione dello Stato.
I presidi antimilitaristi del 4 novembre, che quest’anno sono stati fatti propri anche dalla rete NonUnaDiMeno, e gli scioperi del 27 ottobre e del 10 novembre indicano la strada su cui lavorare e dal cui rafforzamento può svilupparsi l’azione antifascista. Sul terreno dell’autorganizzazione e dell’azione diretta

Tiziano Antonelli


Torino. Anarres, il pianeta delle utopie concrete. 10 novembre

Posted: Novembre 14th, 2017 | Author: | Filed under: General | Commenti disabilitati su Torino. Anarres, il pianeta delle utopie concrete. 10 novembre

Nuovo viaggio su Anarres, il pianeta delle utopie concrete. Sui 105,250 delle libere frequenze di Blackout. Nel nuovo orario dalle 11 alle 13. Anche in streaming 

Ascolta il podcast:

http://radioblackout.org/2017/11/anarres-del-10-novembre-anarchia-e-natura-il-gender-e-il-vaticano-4-novembre-la-psichiatria-uccide-la-vio-me-occupata-e-autogestita/ 

In questa puntata:

Esiste una “natura” umana? 
Abbiamo ripreso
 la chiacchierata con Francesco Codello iniziata due settimane fa con una prima sortita tra le pagine de “La condizione umana nel pensiero libertario”, il suo libro uscito quest’anno per i tipi di Eleuthera. 

La teoria del gender e il Vaticano. Ne abbiamo discusso con Maurizio Nicolazzo, attivista glbtq

Una giornata contro il militarismoSul 4 novembre, la festa degli assassini

Andrea Soldi ucciso dalla psichiatria

Vio.Me. occupata e autogestita Salonicco. 
Ne abbiamo parlato con Massimiliano Barbone
Quando il padrone è scappato con la cassa, gli operai della Vio.Me hanno occupato la fabbrica e hanno cominciato a produrre saponi e detersivi con materiali locali ed ecologici.
Tutti hanno la stessa paga e c’è la condivisione delle competenze e la rotazione degli incarichi.
Nella fabbrica c’è un ambulatorio medico aperto a tutti quelli che non possono pagare le cure o non hanno i documenti: poveri, disoccupati, immigrati senza carte. 
Ogni notte da anni fanno i turni di guardia per evitare lo sgombero. Ogni volta che c’è un’asta per vendere i macchinari o i terreni operai e solidali vanno in tribunale per bloccarla. 


Torino. Il 4 novembre dei senzapatria

Posted: Novembre 14th, 2017 | Author: | Filed under: General | Commenti disabilitati su Torino. Il 4 novembre dei senzapatria

In piazza Castello tutto era pronto per la cerimonia militarista con la quale lo Stato celebra la festa delle forze armate e dell’unità nazionale. Un tempo era la festa della vittoria nella guerra per spostare un confine, per il potere e la gloria di casa Savoia. Oggi è la cornice per le missioni di guerra delle truppe tricolori in Iraq, in Afganistan, in Libano, in Kosovo, in Bosnia, nel Mediterraneo e per le strade delle nostre città. 

Gli antimilitaristi si sono dati appuntamento in piazza Statuto per dirigersi in piazza Castello. Una manifestazione molto comunicativa con cartelli, volantini, musica, interventi e un carretto con esposizione degli ultimi modelli di armi prodotte in Italia hanno attraversato via Garibaldi diretti in piazza Castello. La celere in antisommossa si è schierata per impedire l’ingresso in piazza. 

É scattata un’azione teatrale di contestazione alla cerimonia militarista che ha tenuto incollati molti passanti che assistevano e leggevano il volantino. Un bombardamento, lo strazio della morte, la beffa della retorica tricolore con i morti coperti dai colori della bandiera. Poi una scena di ribellione e diserzione. Mentre tre drappi verdi, bianchi e rossi si stagliavano di fronte ad una scena di desolazione ed un militare si strappava la divisa, la polizia si è avventata sulla stoffa strappandola. Si sono alzati cori di protesta, finché, dopo qualche tempo il blocco di polizia si è sciolto e gli antimilitaristi sono entrati in piazza. I burattini in divisa avevano già terminato la cerimonia. Anche quest’anno con un discreto anticipo sulla tabella di marcia. 

I senzapatria si sono dati appuntamento al 29 novembre in via Po per un presidio di contestazione della mostra-mercato internazionale dell’industria aerospaziale di guerra in programma all’Oval Lingotto. Ogni due anni questo mercato, riservato agli addetti ai lavori – governi, imprenditori armieri, capi militari e ditte mercenarie, mette in mostra i giocattoli che seminano morte in ogni dove. 

Di seguito il volantino distribuito in piazza: 
4 novembre. Festa degli assassini
Niente pace per chi fa guerra

Il 4 novembre è la festa delle forze armate. Viene celebrata nel giorno della “vittoria” nella prima guerra mondiale, un immane massacro per spostare un confine. 
Il 4 novembre è la festa degli assassini. La divisa e la ragion di stato trasformano chi uccide, occupa, bombarda, in eroe.
In questi anni lungo i confini d’Italia si sta combattendo una guerra feroce contro la gente in viaggio, contro chi fugge conflitti dove le truppe italiane sono in prima fila. 
I battaglioni d’élite dell’esercito tricolore sono impegnati in 36 missioni di guerra: 34 all’estero in 23 paesi, due in Italia. 
Le principali sono in Afganistan, Iraq, Libano, Libia, Kosovo, Somalia, nel Mediterraneo. L’impegno più importante è l’operazione “Strade sicure”, che impiega 7.000 soldati. 

Nelle guerre moderne muoiono più civili che militari. I soldati sono professionisti super addestrati, strumenti costosi e preziosi da preservare, mentre le persone senza divisa diventano obiettivi bellici di primaria importanza in conflitti che giocano la carta del terrore, per piegare la resistenza delle popolazioni che serve sottomettere, per realizzare i propri obiettivi di dominio.
Al riparo delle loro basi, i piloti dei droni, sparano come in un videogioco.
Questi giocattoli letali costano molto meno di un bombardiere. Un Predator armato costa 4 milioni di dollari contro i 137 di un F35. 

L’Italia è in guerra da decenni ma la chiama pace. È una guerra su più fronti, descritta come intervento umanitario, ma nei fatti è occupazione miliare, bombe, tortura e repressione.
Per trarci in inganno trasformano la guerra in filantropia planetaria, le bombe mezzi di soccorso.

Gli stessi militari delle guerre in Bosnia, Iraq, Afganistan, gli stessi delle torture e degli stupri in Somalia, sono nei CIE, nelle strade delle nostre città, sono in Val Susa, sono nel Mediterraneo e sulle frontiere fatte di nulla, che imprigionano uomini, donne e bambini.
Guerra esterna e guerra interna sono due facce delle stessa medaglia.

Torino è uno dei principali centri dell’industria aerospaziale bellica.
L’industria di guerra non va mai in crisi. L’industria bellica italiana fa affari con chiunque. 
L’Europa ha pagato miliardi al governo turco, l’Italia foraggia i trafficanti libici perché blocchino le partenze, chiudendo uomini, donne e bambini in lager dove stupri, torture e morte sono il pane quotidiano. Li allontanano dalla vista e se ne lavano le mani. In Siria, in Iraq, in Afganistan, in Libia si combatte con armi che spesso sono costruite a due passi dalle nostre case.
A Torino e Caselle c’è l’Alenia, la sua “missione” è fare aerei militari: gli Eurofighter Thypoon, i cacciabombardieri made in Europe, e gli AMX. Le ali degli F35 sono costruite ed assemblate dall’Alenia.
Giocattoli costosi che hanno un unico impiego: uccidere.
Lo Stato italiano investe ogni ora due milioni e mezzo di euro in spese militari.

Le prove generali dei conflitti di questi anni vengono fatte nelle basi militari sparse per l’Italia.
La rivolta morale non basta a fermare la guerra, se non sa farsi resistenza concreta.
Negli ultimi anni sono maturate esperienze che provano a saldare il rifiuto della guerra con l’opposizione al militarismo: il movimento No F35 a Novara, i no Muos che si battono contro le antenne assassine a Niscemi, gli antimilitaristi sardi che lottano contro poligoni ed esercitazioni. Anche nelle strade delle nostre città, dove controllo militare e repressione delle insorgenze sociali sono ricette universali, c’è chi si oppone alla militarizzazione delle periferie, ai rastrellamenti, alle deportazioni.
Per fermare la guerra non basta un no. Occorre incepparne i meccanismi, partendo dalle nostre città, dal territorio in cui viviamo, dove ci sono caserme, basi militari, aeroporti, fabbriche d’armi, uomini armati che pattugliano le strade.

Contro tutti gli eserciti, contro tutte le guerre!

Qui qualche foto della giornata:

www.anarresinfo.noblogs.org


Rimini. Conflitto, lotte sociali e identità di classe di fronte alle trasformazioni della economia e del mondo del lavoro

Posted: Novembre 14th, 2017 | Author: | Filed under: General | Commenti disabilitati su Rimini. Conflitto, lotte sociali e identità di classe di fronte alle trasformazioni della economia e del mondo del lavoro
Il Gruppo FAI e la Biblioteca Albert Libertad di Rimini organizzano per
 
 
Sabato 18 novembre 2017
h. 15.00 – 18.30

presso l’Istituto Scienze dell’Uomo, via Tonini 5 (Centro Storico) Rimini
una tavola rotonda sui temi:
Conflitto, lotte sociali e identità di classe di fronte alle trasformazioni della economia e del mondo del lavoro
Parteciperanno:
 
TONI IERO
Analista economico e osservatore dei fenomeni economici internazionali.
Ha pubblicato “Forza, Italia!” e “Il messaggio della grande crisi dei mutui. Reddito, avidità e debiti nella grande crisi di inizio secolo”. Scrive sul mensile Cenerentola articoli di natura economica.
Altri suoi scritti sono pubblicati sulla rivista on-line “economiaepolitica”.
 
ANDREA PAPI
Insegnante della primissima infanzia in pensione, anarchico, scrittore, collaboratore di “A-Rivista anarchica” e diverse altre pubblicazioni anarchiche e libertarie, tra cui gli ultimi due saggi “Per un nuovo umanesimo anarchico” e “Quando ero la dada coi baffi”. I suoi testi pubblicati, racconti e scritti inediti, oltre agli articoli, sono citati e proposti sul suo sito:http://www.libertandreapapi.it/
 
Ingresso libero e gratuito.
Info mail: libertad_fai_rimini@yahoo.it