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Gli Stati non cambiano

Posted: Maggio 27th, 2020 | Author: | Filed under: General | Commenti disabilitati su Gli Stati non cambiano

Gli Stati non cambiano

Leggiamo dichiarazioni di forte rabbia, scontento e sconcerto nei confronti dello Stato italiano, che com’è logico sottintendono alla frustrazione per decisioni prese e non prese in occasione di questa pandemia a supporto dei suoi cittadini: promesse non mantenute, aspettative tradite commisurate su parametri che fanno forse riferimento ad altri Stati occidentali maggiormente “evoluti” e benestanti.

Noi non sappiamo in quale Stato pensavate di vivere: sappiamo quello in cui pensavamo e pensiamo di vivere noi.

E vogliamo ricordare che per qualcuno le promesse saranno come sempre mantenute e mai tradite. Vale la pena ricordarlo, e vale la pena ricordare qual’è il volto di questo Stato.

Un po’ di storia.

Tralasciamo il ventennio fascista, di cui le edicole offrono sempre grande abbondanza di dispense con comodo raccoglitore in uscite settimanali, alternando la storia del duce, che tanto piace, a quella del fuhrer, che si contende il favore di tanti nostri connazionali.

Parlando del solo dopoguerra, questo è il posto dove nacque il Fronte dell’Uomo Qualunque: conoscete?…

In Italia, nel 1947, a Portella della Ginestra, vale la pena ricordare che ci furono 11 morti e 27 feriti, lavoratori e loro famiglie, sotto i colpi di mitraglia della banda Giuliano, con un gruppo di mafiosi e probabilmente di un gruppo di fascisti della Decima Mas.

In quella occasione iniziarono le ricostruzioni ufficiali precarie e pretestuose, che avranno crescente successo e faranno scuola.

Poi, una pagina che merita approfondimento per chi non la conoscesse, è la politica repressiva di Mario Scelba, presidente del Consiglio dei ministri italiano dal 10 febbraio 1954 al 6 luglio 1955 e presidente del Parlamento europeo dal 1969 al 1971, e della sua Celere.

Altre perle della recente storia repubblicana di questo Stato: nel luglio 1960, un manifestante ucciso e cinque feriti a Licata; due giorni dopo cinque lavoratori manifestanti ammazzati dalle forze dell’ordine e diciannove feriti a Reggio Emilia, poi ancora morti a Palermo e in Sicilia, sindacalisti ammazzati dalla mafia e dagli agrari.

Uscendo dalla sontuosa pagina della repressione dello Stato nei confronti dei lavoratori, mai terminata, ci possiamo imbattere nel Piano Solo, un tentativo di colpo di Stato ideato nel 1964 da Giovanni de Lorenzo, comandante generale dell’Arma dei Carabinieri dell’epoca.

Da non sottovalutare il golpe Borghese (citato anche come golpe dei forestali o golpe dell’Immacolata), un tentativo di colpo di Stato avvenuto in Italia durante la notte tra il 7 e l’8 dicembre 1970 e organizzato da Junio Valerio Borghese, fondatore del Fronte Nazionale e in stretto rapporto con Avanguardia Nazionale. Dopo il fallimento del tentativo, vennero arrestate 48 persone accusate di cospirazione politica ma alla fine vennero tutte assolte con sentenza definitiva del 1984. Borghese, noto anche con il soprannome di principe nero, era in precedenza conosciuto per essere stato il comandante della X Flottiglia MAS fin dal 1º maggio 1943 e dopo l’8 settembre 1943 con il proprio reparto aveva aderito alla Repubblica Sociale Italiana. Il golpe fu annullato dallo stesso Borghese mentre era in corso di esecuzione, per motivi mai chiariti. Per evitare l’arresto si rifugiò nella Spagna del dittatore Francisco Franco, dove morì nel 1974. E state pur certi che non andò a lavare i piatti in un bar di Madrid per sopravvivere.

Come non citare un’altra pagina dove trovarono spazio tanti protagonisti della politica e dell’economia, la loggia P2 di Licio Gelli, sciolta dalla Commissione parlamentare di inchiesta sulla loggia massonica P2 sotto la presidenza del ministro Tina Anselmi  nell’82 come una vera e propria «organizzazione criminale» ed «eversiva»?

Tralasciando bazzecole come le stragi che videro impegnati a vario titolo professionisti, dilettanti, volontari e stipendiati dello Stato e dei suoi apparati della “sicurezza” definiti poi deviati, potremmo parlare di economia.

Citando Toni Iero, “il debito pubblico italiano è aumentato per un motivo molto semplice. Perché sono aumentati in maniera spropositata i rendimenti sui titoli pubblici. e non è successo a caso, è la conseguenza di una scelta ben precisa fatta nel 1981 da due allegri personaggi, Beniamino Andreatta, allora ministro del tesoro, democristiano di sinistra, e Carlo Azeglio Ciampi, allora direttore della Banca d’Italia, adesso padre della patria perchè è una delle figure più emblematiche della repubblica italiana, che decisero di effettuare quello che in gergo viene chiamato il divorzio fra Tesoro e banca d’Italia. Fino a quel momento il rendimento reale dei titoli pubblici, cioè il tasso di interesse che viene pagato meno l’inflazione, era sostanzialmente zero. Un po’ sopra, un po’ sotto a seconda degli anni, ma sostanzialmente era fermo.

Perché i titoli pubblici servivano a proteggere chi li sottoscriveva dall’inflazione. quello era lo scopo del titolo pubblico.

Dopo, ma non dopo un po’, immediatamente il giorno dopo del matrimonio, i rendimenti di tre anni di Btp sono schizzati verso l’alto, raggiungendo anche l’8 per cento, una cosa totalmente fuori di testa; sarebbe come se adesso avessimo un Bot che ci rende il 9 per cento. Voi capite bene che era una cosa fuori dal mondo. perché è successo questo? Perché grazie a questo matrimonio l’approvvigionamento finanziario dello Stato italiano è stato messo nelle mani dei mercati finanziari internazionali. E quelli hanno detto “cappero quanto li pagate, li compero”.

Venendo alla sanità, il finanziamento pubblico è stato decurtato di oltre 37 miliardi in dieci anni, di cui circa 25 miliardi nel 2010-2015 per tagli conseguenti a varie manovre finanziarie ed oltre 12 miliardi nel 2015-2019, quando alla sanità sono state destinate meno risorse di quelle programmate per esigenze di finanza pubblica.
Un taglio che si traduce inevitabilmente in un calo nel livello di assistenza: viene stimata una perdita di oltre 70.000 posti letto negli ultimi 10 anni, con 359 reparti chiusi, oltre ai numerosi piccoli ospedali riconvertiti o abbandonati. La metà dei 37 miliardi in meno alla sanità nel decennio riguarda peraltro il personale sanitario.

Per contro, come noto, non sono mancati e non mancano finanziamenti per le spese militari. Il costo di ogni caccia F35 supera abbondantemente i 100 milioni di €. In Italia c’è una sola ditta che produce respiratori polmonari, mentre sono ben 231 le fabbriche d’armi!

L’Italia spende per la Difesa circa 68-70 milioni al giorno ma stando alle richieste degli Usa e della Nato noi dovremmo spendere ancora di più, per arrivare forse a 100 milioni al giorno.

E mentre si continua a chiedere ” lacrime e sangue” continuando a ribadire che non ci sono soldi, tutti dichiarano che occorre rimettere mano al concordato Stato – Chiesa. Nel precedente governo i due vice ministri del consiglio non nascondevano certo le loro simpatie: Di Maio solerte a baciare il sangue di S Gennaro e Salvini a mostrare il suo crocifisso (verde) in tutti gli innumerevoli comizi.

Anche la storia dei rapporti con la Chiesa è nota. Il 14 febbraio 1929 Mussolini e Papa Pio XI, quello che dichiarò Mussolini ” uomo della provvidenza”, firmano il Patto Lateranense che consente di fare arrivare direttamente nelle casse vaticane 3 miliardi di lire (10 miliardi di lire attuali, fate voi i calcoli in €).

Successivamente, al momento di votare il concordato Chiesa – Repubblica si schierarono a favore: DC, PCI ( facendo sbalordire perfino i democristiani che non se lo aspettavano), Partito Qualunquista di Giannini e parte del PLI che in questo caso si spacco’ votando un po’a favore e un po’ contro. Contrari socialisti, repubblicani Partito d’Azione e, appunto parte dei liberali.

E con la revisione del concordato, con Craxi nel 1984, con l’8 per mille arrivano nelle casse vaticane un miliardo di lire ogni anno: secondo una stima di pochi anni fa, su una finanziaria di 20 miliardi all’anno il Vaticano ci è costato 9 miliardi, conteggiando anche tutte le condizioni di favore e agevolazioni di cui gode in barba all’articolo 9 della Costituzione (“tutte le religioni sono uguali di fronte allo Stato”).

Queste sono solo alcune delle piccole perle che per noi significano “Stato italiano”.

Tutti questi personaggi che hanno alimentato queste vicende, e molte altre, non stanno certo in carcere, né fanno la fame. Continuano a far variamente parte dello Stato italiano, ben lungi dal pensare di andare a farsi scegliere da voi con una scheda di carta da barrare alla scuola elementare dietro casa ogni cinque anni. Loro restano lì a prescindere, da sempre.

Queste sono solo alcune della pagine di storia di questo Stato dal dopoguerra.

Questo è lo Stato italiano.

Se qualcosa di buono è avvenuto, durante questa pandemia, è avvenuto grazie allo sforzo immane di moltissime e moltissimi lavoratrici e lavoratori del servizio sanitario, pagati per un mese quanto un paio di fine settimana di cene e cocaina di molti che oggi strillano alla rovina; infermieri e operatori che, quando finiranno gli applausi, torneranno a sopportare ogni giorno infamie e botte da gente inferocita per il malfunzionamento della sanità, grazie a 30anni di tagli di tutti i governi. Di tagli dello Stato.

Lavoratori, solidarietà; non Stato.

E se per caso vi doveste innamorare del meraviglioso stile di vita nord europeo, vi consigliamo di informarvi per bene sulla origine del loro benessere, fatto di sfruttamento delle risorse naturali e molto spesso di spregiudicate politiche di esportazione di armamenti. Una occhiata alle operazioni delle loro forze speciali nel mondo potrebbe risultare molto interessante, e farvi andare di traverso l’aperitivo a Berlino, a Parigi o a Londra. Se poi, per voi, il denaro non ha odore… buon per voi.

Non esiste uno Stato buono, per quel che ci riguarda.

Possiamo migliorare solo praticando solidarietà, mutuo appoggio e autogestione, comunque e ovunque possibile. Se l’obiettivo è un posto migliore dove vivere domani.

Se invece l’obiettivo è partecipare alla festa arraffando una fetta della torta, lasciate perdere idee come la giustizia sociale.

Non è per voi, non è di certo per lo Stato: le fette sono già tutte prenotate.

Gruppo Anarchico Libertad, FAI, Rimini