Posted: Luglio 21st, 2016 | Author: Circolo Culturale Libertario Rimini | Filed under: General | Commenti disabilitati su Comunicato. Le bombe anarchiche estive
Le bombe anarchiche estive.
Fermo, città di ultras politicamente attivi. Uno ammazza un africano, altri due, sembra, abbiano fatto degli attentati. Il primo, l’ultras che ha ammazzato Emannuel Chidi Namdi, i media nazionali hanno avuto difficoltà a definirlo fascista e razzista. Gli altri due ultras, quelli delle bombe contro alcune chiese, immediatamente sono stati subito riconosciuti quali … anarchici. Le bombe anarchiche estive ormai da decenni sono un vecchio adagio. In Italia del resto chi è abituato a mettere le bombe, nelle piazze, sui treni, nelle banche, è cosa nota: sono i fascisti e i servizi … deviati.
Per carità, non sta a noi dare o togliere patenti di anarchismo, e quindi tutti possono definirsi come meglio (peggio) credono, ma alla fine quello che conta è l’effetto minestrone che i media riescono a produrre miscelando vittime e colpevoli, buoni e cattivi, rossi e neri, seguendo una strategia della … confusione cui le persone ormai sono assuefatte. Difficile orientarsi in questo mare di violenza e di menzogne senza perdere un minimo di senso di umanità e di verità. A Catania brucia un campo Rom, a Novara il sindaco leghista si preoccupa di qualche immigrato minorenne, e una guerra strisciante europea si fa sempre più avanti, forte delle vittime di Nizza e di Aleppo, di Istanbul e di Bagdad.
Qualcuno ha detto che i media nazionali hanno perso il senso della verità, altri parlano del senso del ridicolo. Noi crediamo che, se realmente si vive in un paese antifascista e democratico, libero e solidale, è anche a partire dalla gestione e dalla diffusione (creazione) delle notizie. Bizzarro che tutto questo avvenga a quindici anni di distanza dalla morte di Carlo Giuliani, il simbolo di come fu gestita la piazza e l’informazione al G8 di Genova nel 2001, in quella/questa Italia repubblicana nata dalla resistenza dove, ancora è difficile la semplice approvazione del reato di tortura.
Probabilmente l’antifascismo e la solidarietà tra sfruttati devono far sentire in maniera più efficace le loro ragioni ed opporsi in misura maggiore alla banalità del male del razzismo, della guerra, della gerarchia dei governi e del capitale che avanzano, sembra, inesorabili.
Gruppo FAI – Michele Bakunin – Jesi
Gruppo FAI – Francisco Ferrer – Chiaravalle
NOTA: In rete si può verificare il minestrone indigesto sui due di Fermo. Interessante quello che scrive contropiano: http://contropiano.org/…/fermo-bombe-anarchiche-gli-arresta…

Posted: Luglio 20th, 2016 | Author: Circolo Culturale Libertario Rimini | Filed under: General | Commenti disabilitati su Turchia, comunicato. IL GOLPE È LO STATO, LA RIVOLUZIONE È LIBERTÀ!
IL GOLPE È LO STATO, LA RIVOLUZIONE È LIBERTÀ!
17 luglio 2016
Il golpe, che è stato una inevitabile realtà della presenza dello stato in questa area geografica sin dal golpe militare del 1980, si è ripresentato dopo 36 anni, la notte del 15 luglio. Molti edifici statali sono stati bloccati per alcune ore durante la mobilitazione militare che ha avuto base ad Istanbul e Ankara. Il golpe è iniziato con il sorvolo di aerei da combattimento ad Ankara e con il blocco dei ponti ad Istanbul da parte dei soldati, ed è continuato con la cattura del capo di stato maggiore preso come ostaggio e con il rumore dei carri armati e degli spari nelle strade. Molti edifici statali sono stati colpiti dagli F16 e dagli elicotteri incluso il palazzo del parlamento e il quartier generale dell’Organizzazione dell’Intelligence Nazionale; ci sono stati scontri armati in molti luoghi tra polizia e soldati. A seguito degli eventi è stata interrotta la trasmissione della televisione nazionale di stato ed è stata letta la dichiarazione del golpe firmata dal “Consiglio di Pace in Casa”. Al termine del “golpe delle 5 ore” erano stati uccisi più di cento soldati, oltre ottanta poliziotti e più di ottanta civili scesi in piazza contro il golpe. 2839 soldati, tra i quali molti alti in grado, sono stati arrestati.
Durante questo periodo di 36 anni, il golpe come strumento di oppressione, violenza e soppressione politica, è stato utilizzato dall’esercito più volte come una minaccia. Nessun dubbio per noi, gli oppressi, che il golpe significhi tortura, soppressione e massacro dei popoli in questa area geografica e in questi periodi. È evidente che una struttura che prende il proprio potere attraverso i massacri che compie, continuerà a compiere massacri nel nome della “protezione dell’unità indivisibile del paese”. Il recente golpe è il risultato delle lotte interne allo stato tra gruppi di potere. Forse, l’esistenza celata di gruppi di potere con forti ramificazioni anche all’estero ha portato all’allargamento degli attori e degli interessi in gioco. Comunque non c’è dubbio che coloro che hanno visto il proprio potere rafforzato a seguito di questo golpe di cinque ore sono l’attuale governo e il capo dello stato.
La notte iniziata come un golpe militare si è trasformata in una “festa della democrazia” mentre il potere di Stato riconquistava il controllo. Il partito di governo, l’AKP, si è guadagnato il titolo di “respingitore di golpe” con la sua vittoria, dall’alto della sua legittimazione per il suo “esser stato eletto”. Durante tutta la notte, tutti i canali televisivi hanno mandato in onda trasmissioni che hanno servito questa vittoria e hanno propagandato l’illusione della democrazia personificata in Tayyip Erdoğan. Questa propaganda è stata continuata anche dai media considerati di opposizione. In questa lotta per il potere di stato, i media non solo hanno preso le parti di Tayyip Erdoğan, ma hanno anche avuto il ruolo di incanalare le persone nelle strade.
Come i media, i partiti parlamentari d’opposizione non si sono “risparmiati” a dar sostegno all’AKP fin dall’inizio di questa vicenda: sono caduti nella trappola del “prevenire che altri facciano politica” gestita dal potere di stato. La loro presa di posizione di “stare dalla parte della democrazia contro il golpe” ha coperto come una maschera la loro mancanza di consapevolezza politica. Questo indica chiaramente che nel breve periodo, questi non mobiliteranno nient’altro che non sia di rinforzo alle politiche del potere di stato. Definire come “sostenitori della democrazia” coloro che ripetono “morirò quando Tayyip Erdoğan mi dirà di morire, sparerò quando mi dirà di sparare”, che riempiono le piazze con slogan come “vogliamo la pena di morte”, che sono concentrati nel linciare chiunque gli passi davanti; non è forse questo un segno di stagnazione politica degli stessi partiti d’opposizione?
Con questo golpe e con la vittoria contro di esso, l’AKP ora ha il giusto ambiente per compere una trasformazione ideologica della società. Quel “50% che con difficoltà restava in casa” che veniva dipinto come una minaccia da Tayyip Erdoğan durante le proteste di Gezi Park, era nelle strade. La cultura fascista che è parte importante della trasformazione ideologica che si sta compiendo dal sistema legislativo alla vita sociale, è stata risvegliata con coloro che sono stati mobilitati nelle strade dallo stato. Non è solamente questo, loro sono stati rappresentati come persone che stavano cercando di mantenere il proprio potere democratico…Non è difficile indovinare come queste “mobilitazioni democratiche” affronteranno gli oppressi in diversi modi e luoghi. Abbiamo già avuto notizia di episodi di linciaggio contro quelli che non hanno sostenuto il rafforzato potere dello stato.
Questa lotta fra gruppi di potere per ottenere il potere di stato che opera al di sopra delle crescenti ingiustizie economiche e politiche non è altro che la prosecuzione dell’autorità degli oppressori sugli oppressi, per poter distruggere la libertà degli oppressi. Non c’è dubbio che né la dittatura visibile o invisibile, né le strutture militari o civili, né il golpe, né le elezioni di poteri politici che sono il nemico del popolo, abbiano qualcosa a che fare con la volontà del popolo. Noi, che crediamo che una vita libera non possa essere creata da un golpe o dalle elezioni, riconosciamo l’esistenza dello Stato come un golpe contro la libertà e la nostra rivolta continuerà fino a quando non esisterà un mondo libero.
Lo Stato stesso è il golpe, rivoluzione è libertà.
Ciò di cui tutti abbiamo bisogno, non è nutrire speranze nelle lotte fra autorità, ma sapere che la speranza è rivoluzione per la libertà.
Devrimci Anarşist Faaliyet (DAF)
Azione Anarchica Rivoluzionaria (DAF)
Posted: Luglio 9th, 2016 | Author: Circolo Culturale Libertario Rimini | Filed under: General | Commenti disabilitati su Comunicato. SULLA VILE AGGRESSIONE E UCCISIONE A FERMO DI EMMANUEL, RICHIEDENTE ASILO DI 36 ANNI
Csoa Officina Trenino 211
Giovedì 7 luglio ore 21,30 Assemblea Pubblica al Csoa Officina Trenino, Viale della Vittoria 211, Porto San Giorgio.
SULLA VILE AGGRESSIONE E UCCISIONE A FERMO DI EMMANUEL, RICHIEDENTE ASILO DI 36 ANNI.
Nel primo pomeriggio del 5 luglio, a Fermo, a pochi passi da Piazza del Popolo, viene aggredito di fronte alla moglie, Emmanuel, richiedente asilo fuggito dalla Nigeria e dalle persecuzioni di Boko Haram. Il motivo dell’aggressione è evidente: la sua compagna viene chiamata scimmia, l’uomo si volta e inizia l’aggressione, gratuita, verbale infine fisica e devastante.
L’uomo cade a terra sotto reiterati colpi di spranga ed entra subito in coma, ma la violenza continua con calci e pugni, tanto che la parte destra della testa e del corpo di Emmanuel è completamente tumefatta. Il giorno dopo il giovane viene dichiarato clinicamente morto. Ironia della sorte, fuggito dalle bestie fasciste dell’isis, viene ucciso dalle bestie fasciste indigene: bianche, poco “ariane” ma ben inserite nel contesto sociale della città.
La notizia viene fatta trapelare il giorno successivo, per decisione della struttura in cui la coppia era ospitata, della prefettura e del commissariato, questo per evitare rivolte degli altri richiedenti asilo.
Gli assassini sono in due e sono a piede libero:
Uno dei due è legato a doppio filo con l’estrema destra, lo ricordiamo in prima fila al tentativo di comizio di Matteo Salvini a Porto San Giorgio, lo conosciamo anche come personaggio tollerato negli ambienti della curva fermana. Si sa come vanno le cose oggi, due braccia forti e una voce in più per un coro, fanno sempre comodo, non importa se sei nazista, questa non è più una pregiudiziale, almeno nell’ambiente fermano dello stadio di oggi. La narrazione lo vuole anche sotto il palco lo scorso anno, esultante per l’elezione dell’attuale giunta fermana: in quell’occasione esultarono un pò tutti, sia a destra, sia a sinistra, ma questa è un’altra storia.
Dell’altro personaggio nulla si sa, su Fermo in queste ore è scesa una cappa densa di omertà , non ci sono testimoni alle 14,30 in pieno centro. Quindi i due fenomeni in questione sono tutt’ora incredibilmente a piede libero. Stranezze e barbarie della tranquilla e pacata provincia.
I neofascisti fermani:
L’ambiente neofascista fermano è relativamente giovane, ma perfettamente integrato nel tessuto sociale della città: c’è una sede studentesca a Fermo e forti legami con Ascoli, un manipolo di “bravi” ragazzi utili all’ipocrisia di chi ora si sveglia di colpo e dice che “qui”, queste cose non devono accadere e anzi, non sono mai accadute. Ne siamo sicuri? Non serve un libro di storia per ricordare Kadar a cui fu spaccata la testa dopo essere stato apostrofato come “sporco negro”, oppure Mustafà e Avdyl, che furono uccisi dal proprio datore di lavoro, imprenditore fermano, per aver preteso la paga che gli spettava. Senza contare le intimidazioni ai danni di studenti e militanti passate in sordina come ragazzate, mezze risse o come dice oggi il sindaco di Fermo: “frizioni, tensioni e umori tra fazioni che nella nostra città non esistono”, chiaro il concetto?
L’omicidio del 5 Luglio, rappresenta il prodotto di questo atteggiamento di tolleranza verso la xenofobia, uno stomachevole perbenismo verso il razzismo, che ormai non è più il cuore pulsante solo delle zone periferiche metropolitane o dei grandi agglomerati urbani, ora tutto questo appartiene anche alla nostra tranquilla provincia, ora sono qui.
MA CI SIAMO ANCHE NOI, CHE LOTTIAMO PER RESTARE UMANI.
Csoa Officina Trenino 211 viale della vittoria 211, Porto San Giorgio.
Posted: Luglio 1st, 2016 | Author: Circolo Culturale Libertario Rimini | Filed under: General | Commenti disabilitati su Giornate di Solidarietà con i compagni anarchici e antifascisti prigionieri in Russia

http://www.umanitanova.org/2016/06/30/giornate-di-solidarieta-con-i-compagni-anarchici-e-antifascisti-prigionieri-in-russia/
Le proteste di massa che hanno precorso la Russia negli anni 2011-12 sono state sedate dal regime poliziesco di Putin, che iniziò a reprimere apertamente i militanti dei movimenti sociali e politici, anarchici e antifascisticompresi. Negli ultimi 5 anni, in Russia, molti attivisti sono stati condannati a pene detentive.
Facciamo appello ai compagni di tutto il mondo affinché dimostrino la loro solidarietàagli anarchici e antifascisti russi, prigionieri dello stato di polizia di Putin, affinché si riesca a diffondere quanto più possibile questa campagna di solidarietà, anche organizzando ove è possibile delle iniziative per informare, dove si potrebbero scrivere delle lettere ai detenuti, od organizzare una raccolta fondi, un’azione di protesta davanti all’ambasciata russa del vostro paese, o una qualsialtra azione di solidarieta, il limite sta solo nella vostra fantasia.
Di seguito daremo una breve descrizione della repressione che ha come bersaglio gli anarchici e gli antifascisti.
Dmitry Buchenkov
Noto antifascista e anarchico Dmitry Buchenkov, docente di scienze politiche, è stato arrestato a Mosca nel Dicembre 2015. Era sospettato di aver partecipato alla rivolta del 6 maggio 2012. Per quell’azione di protesta contro le politiche di Putin sono state arrestate più di quattrocento persone. Dmitry non era a Mosca quel giorno, era a Nizhny Novgorod, a piu di trecento chilometri dalla capitale.
Dmitry è da lungo tempo attivo nel movimento anarchico e antifascista, ed ha contribuito a farli crescere. I compagni e gli amici di Dmitry sono sicuri che il suo arresto sia legato alla sua militanza politica e alla sua posizione di spicco in questi movimenti che si stavano radicando in Russia.
Dmitry Buchenkov, ha 36 anni, docente di storia e scienze politiche, con un dottorato di ricerca in scienze politiche, professore associato, lavorava come vice presidente del dipartimento di storia della medicina e scienze socio-umanitarie presso l’università statale Pirogov a Mosca. Prima del 2008 aveva lavorato per cinque anni come professore associato nel dipartimento di filosofia dell’ università statale pedagogica del Volga. (Nizhny Novgorod), dove fu licenziato per il suo impegno politico e per questo fu costretto a trasferirsi a Mosca.
Giunto a Mosca Dmitry entrò a far parte della sede cellula locale di Azione Autonoma, di cui era membro già dal 2002. Ecco come descrive l’idea politica in un libro intitolato “Gli anarchici in Russia alla fine del XX secolo” pubblicato nel 2009, “i valori fondamentali e la visione del mondo degli anarchici (autogestione, autorganizzazione, anticapitalismo) sono tutt’oggi ancora validi”. Anche se nel 2003 l’organizzazione Azione Autonoma di sciolse, egli non cessò mai la sua attività politica.
Dmitry ha partecipato all’organizzazione e ha dato vita al movimento anarchico e antifascista di Mosca. Ha organizzato numerosi presidi antifascisti e molti eventi culturali. Ha preso parte alla costituzione di un centro antifascista chiamato “progetto V”, dove gli antifascisti e gli anarchici tenevano i loro eventi, si incontravano, e preparavano le loro azioni. Sia la polizia che i servizi segreti hanno tentato più di una volta di attaccare fisicamente Dmitry per le sue lotte e la sua attività politica. Nel 2015 alcuni “ignoti”, probabilmente poliziotti o agenti dei servizi, lo hanno massacrato, era coperto di sangue e aveva riportato una commozione celebrale, non è mai riuscito a ricordare cosa fosse successo.
Dmitry voleva organizzare un forum per tutti gli anarchici e antifascisti russi da tenersi nella prima parte del 2016 dal titolo “Autogestione e comunismo libertario”. Ma il regime autoritario di Putin lo ha arrestato.
Gruppo di solidarietà per Dmitry Buchenkov:
https://www.facebook.com/freebuchenkov/
https://vk.com/freebuchenkov
Indirizzo 125130, Moscow, 20 Vyborgskaya Str., SIZO “Vodnik”, Dmitry E. Buchenkov, (data di nascita: 22/08/1978)
Alexei Gaskarov
Conosciuto come antifascista e anarchico. Ha organizzato e partecipato a molte conferenze di anarchici e attivisti di sinistra. È stato arrestato il 3 agosto 2010 per il “caso Khmiki”, ovvero dopo che, il 28 luglio 2010, c’era stato un attacco incendiario all’edificio governativo a Khimki. Nella città era stata organizzata una protesta ambientalista contro la deforestazione e l’abbattimento di numerosi alberi all’interno di una riserva naturale per costruire un’autostrada. Il 15 ottobre 2010 la cote decise di rigettare l’ordine di arresto e il 24 giugno 2011 la corte municipale di Khimki lo dichiarò non colpevole. Il 6 maggio del 2012 è stato pestato dalla polizia, in piazza Bolotnaya (a Mosca) durante una protesta, successivamente egli depositò una petizione contro l’abuso di potere della polizia e l’uso della violenza e delle armi antisommossa per sedare le proteste politiche.
Il 28 aprile 2013, gli è stato notificato l’ordine di arresto, effettuato il giorno dopo, con l’accusa di essere a capo di un gruppo di persone che hanno partecipato alle sommosse apparentemente avvenute in piazza Bolotnaya e di violenza contro pubblico ufficiale. Più tardi l’accusa incluse la presunta aggressione da parte di Gaskarov di due poliziotti: secondo il rapporto degli investigatori, Gaskarov si è aggrappato ad una spalla di un militare della sicurezza interna per poi afferrare la gamba di Igor Ibatulin, un poliziotto delle squadre antisommossa. La versione finale dell’accusa menziona anche la sua partecipazione ai riots di piazza Bolotnaya. Il 18 agosto 2014 la corte lo ha giudicato colpevole condannandolo a tre anni e mezzo di colonia penale.
Molti attivisti politici vedono l’incarcerazione di Gaskarov come una vendetta politica per il suo lungo impegno politico da parte della polizia e in particolare del cosiddetto “Centro per la lotta contro l’estremismo”. Sito web i. Supporto a Gaskarov – Gaskarov.info
Indirizzo per la corrispondenza: Gaskarov — 301654, Russia, Tula Oblast, Novomoskovsk, 27 Centralnaya Str., IK-6 UFSIN, detachment 5, Alexei V. Gaskarov, (data di nascita: 18/06/1985)
Alexei Sutuga
Ben noto antifascista e anarchico appartenente a Azione Autonomo. Accusato di essere un hooligan e di aver picchiato un nazionalista in una rissa. È stato condannato a tre anni e un mese di colonia penale.
Sutuga è stato arrestato nell’aprile del 2014 dalla polizia politica del “Centro per la lotta contro l’estremismo” dopo una iniziativa antifascista. Durante l’interrogatorio gli è stato chiesto del suo viaggio al Maidan (la protesta avvenuta a Kyiv nel 2014). Alexei è stato accusato di aver partecipato a una rissa il 2 gennaio 2014, nel bar “Sbarro”, dove ha colpito alcuni avventori con calci, una sedia e un martello autocostruito.
Lo stesso Sutuga aveva cercato di calmare le persone che si stavano azzuffando – la rissa era tra Neonazisti e alcuni giovani. Il 1 ottobre è stato condannato a tre anni e un mese di Colonia penale. Il 17 dicembre la corte d’appello ha confermato la sentenza.
Il 17 marzo 2015, mentre era nella prigione Irkutsk in custodia cautelare, da dove sarebbe dovuto essere trasferito in una colonia penale, Sutuga iniziò uno sciopero della fame e della sete per le pressioni subite durante la custodia; gli fu offerto di rimanere lì anziché andare nella colonia. Dopo il suo rifiuto gli requisirono le sue lettere e i suoi libri. Quando la notizia dello sciopero della fame trapelò fuori dalle mura del carcere, venne trasferito alla Colonia penale. , sono entrato in possesso di sue lettere e libri. Allora smise lo sciopero. Nella colonia Sutuga è stato sottoposto a isolamento. Egli è costantemente messo sotto pressione da parte dell’amministrazione di prigione.
Le lettere possono essere inviate al seguente indirizzo: 665809 Irkutsk Oblast, Angarsk, First Industrial Cluster, quarter 47, building 6, IK No.2, Alexei V. Sutuga, nato nel 1986 (potete inviare solo raccomandate o tramite corriere) oppure potete scrivere tramite il sito internet Rosuznik.
Ilya Romanov
Il 6 agosto del 2015, la corte del distretto militare di Mosca ha condannato Ilya Romanov, anarchico di Nizhny Novgorod a dieci anni di carcere di massima sicurezza, poi diventati nove. La corte ha ignorato tutte le argomentazioni portate dalla difesa.
Romanov è stato ferito dall’esplosione di un petardo autocostruito nell’ottobre 2013, ma da sfortunato sperimentatore è stato etichettato come “terrorista”. A parte quel petardo nel suo caso è stata utilizzata anche un’ “intervista” che aveva fornito nel dicembre del 2012 in un sobborgo di Donetsk. Entrambi i “crimini” erano provati solo parzialmente: Ilya Romanov è accusato di aver cercato di minacciare la popolazione locale e le autorità di Nizhny Novgorod per salvare il parco di Kulibinsky dall’abbattimento degli alberi, ma non ci riuscì perché la bomba esplose durante un test. Si presume anche in modo pretestuoso che abbia tentato di diffondere il terrorismo attraverso i media ucraini, vale a dire «Radio RKAS – Libertaire», ma non è riuscito nell’impresa. Sembra che non si tratti di una stazione radio, ma piuttosto un blog su internet. La stessa intervista infine è solo un registrazione su un dittafono fatta ad una festa dopo il suo rilascio dalla prigione.
Romanov, la cui famiglia è composta dai genitori in pensione e da una figlia adolescente è il più povero di tutti i detenuti. La sua famiglia difficilmente riesce a portargli dei pacchi saltuariamente, mentre Romanov deve anche pagare un avvocato che lavora su due denunce dell’autorità di vigilanza.
Per la corrispondenza: 431130, Republic of Mordovia, Zubovo-Polyansky region, Lepley, FKU IK-22, Ilya E. Romanov. (nato il 03/07/1967)
Alexander Kolchenko
Il 25 agosto 2015, la corte militare di Rostov sul Don ha emesso una crudele sentenza contro il regista ukraini Oleg Sentzov e l’antifascista e anarchico Alexander Kolchenko, originario della Crimea. Gli investigatori li hanno etichettati come “terroristi” – secondo quanto riportato Sentzov su ordine del “Settore Destro” di Kiev (bandito in Russia) ha costituito un “gruppo terrorista” a Sinferopoli con l’obbiettivo di riportare la Crimea in territorio ukraino.
Si presume che Kolchenko faccia parte del gruppo. I “terroristi” hanno incendiato l’entrata dell’ufficio della “Comunità russa in Crimea” è una finestra della sede locale di “Russia Unita” (il partito al potere in Russia). Durante il processo, Gennady Afanasiyev – uno sei testimoni su cui è basato il castello accusatorio – ha confessato che la sua testimonianza era semplicemente inventata, estorta dopo le torture. Afanasiyev ha conseguito sette anni di prigione nel caso “Terroristi della Crimea”. Oleg Sentzov ha avuto una condanna di vent’anni e Alexander Kolchenko è stato condannato a dieci anni per aver dato fuoco ad una porta e ad una finestra.
Indirizzo per la corrispondenza: 456612, Chelyabinsk Oblast, Kopeisk, 20 Kemerovskaya Str., IK-6, detachment 4, Alexander A. Kolchenko, nato nel 1989
Elizaveta Tsvetkova
Il 31 maggio del 2016 Il giudice Georgy Serebryanikov del tribunale della città di Taganrog ha condannato la trentunenne Elizaveta Tsvetkova ad un anno di lavoro correttivo per aver diffusi opuscoli che criticavano la polizia. Come pubblicato sulla pagina web del tribunale, il verdetto stabilisce che Tsvetkova sarà costretta ad accettare un lavoro imposto e a dare per un anno il quindici per cento del suo stipendio allo stato. L’attivista inoltre dovrà pagare 6000 rubli per le spese processuali.
Serebrjanykov ha giudicato l’imputata colpevole secondo l’articolo 281.2 del codice penale (incitamento all’odio o all’inimicizia verso il gruppo sociale “agenti di polizia”), che prevede una pena massima di quattro anni in una colonia penale.
Nell’arringa finale avvenuta il 16 maggio, il vice capo procuratore di Taganrog Vadim Dikaryov ha chiesto che Tsetkova venisse condannata a un anno di lavori forzati. Serebrjanykov, quindi, ha imposto una pena più leggera rispetto a quanto richiesto dal pubblico ministero.
La militante si è dichiarata non colpevole. Durante la sua dichiarazione finale, avvenuta il 27 maggio, ha tenuto a precisare che lei aveva protestato per le azioni illegali compiute dai funzionari di polizia. Ha ricordato al giudice Serebryanikov i crimini commessi dai poliziotti di alto grado, compreso il caso del maggiore Denis Yevsyukov e della stazione di polizia di Dalny a Kazan.
L’avvocato Yuri Chupilkin ha anche chiesto alla Corte di assolvere la sua cliente. Inizialmente, la lettura del verdetto era stata prevista per il 30 maggio. Ciononostante, un’ora prima dell’udienza, l’attivista è stato chiamata e informato che sarebbe stata posticipata. I motivi del ritardo non sono stati spiegati all’imputata.
Non è chiaro se Tsvetkova sia ricorsa in appello.
Gli atti del giudizio sono stati depositati nel gennaio 2015. Secondo gli investigatori, Tsvetkova ha scaricato un volantino contro la polizia dal social network Vkontakte, lo ha stampato fuori e il giorno prima della Giornata della Polizia, nel novembre 2014, lo ha attacchinato alle fermate dei mezzi pubblici e sui lampioni..
L’indagine è stata completata nell’agosto 2015. Nel mese di settembre, il sostituto procuratore della città di Taganrog ha rilevato numerose violazioni nell’inchiesta, per questo si è rifiutato di confermare l’accusa e ha inviato la causa al comitato investigativo russo. L’accusa è stata confermata per la seconda volta, nel mese di novembre.
Gli investigatori hanno ignorato uno studio di sociologia forense, effettuato dal professor Vladimir Kozyrkov dell’Università di Nizhny Novgorod, in cui il professore Kozyrkov ha respinto il presupposto che gli ufficiali di polizia costituiscono un gruppo sociale.
Alle udienze preliminari del mese di dicembre, Chupilkin ha cercato di smontate un serie di prove i indiziarie basate, in particolare, sugli studi condotti dal Ministero dell’interno regionale. Il Giudice Serebryanikov, tuttavia, ha rigettato le ragioni della difesa.
L’udienza vera e propria è iniziata il 15 gennaio 2016. Nel corso dell’audizione del 20 aprile, Viktor Chernous, un professore di sociologia presso l’Università federale del Sud a Rostov sul Don, citato in giudizio come testimone esperto, ha testimoniato che gli agenti di polizia non erano un gruppo sociale, e di conseguenza non c’era stato nulla di penalmente rilevante nelle azioni imputate alla convenuta.
A sua volta, Elizaveta Koltunova, professore associato di linguistica presso l’Università di Nizhny Novgorod, anch’essa citata in giudizio come testimone esperto, ha fatto rilevare che non si poteva trovare nulla di estremista nel volantino che aveva portato alle accuse contro Tsvetkova.
Il Rosfinmonitoring ha incluso Tsvetkova nella sua lista di terroristi ed estremisti ed ha bloccato il suo conto in banca.
Campagna di raccolta fondi della Croce Nera Anarchica – Mosca
I soldi servono per supportare i nostri compagni nei campi di lavoro forzato e nelle prigioni. La Croce Nera Anarchica fa appello perché tutti manifestino la propria solidarietà, aiutino e nel possibile finanzino la Croce Nera Anarchica di Mosca.
Per qualsiasi informazione e per le sottoscrizioni scrivete a avtonom46@gmail.com oppure abc-msk@riseup.net
Paypal-account: avtonom46@gmail.com and abc-msk@riseup.net
Facebook event: https://www.facebook.com/events/1774132002816021/
“Vkontakte” event: http://vk.com/abc_solidarity_days
traduzione a cura di Cristina
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