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“Se proprio mi volete bene, non desiderate che diventi il vostro tiranno…”

Posted: Febbraio 1st, 2017 | Author: | Filed under: General | Commenti disabilitati su “Se proprio mi volete bene, non desiderate che diventi il vostro tiranno…”
 post facebook di Stefano Depetris.
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Il 21 gennaio del 1924 morì il dittatore bolscevico Vladimir Lenin, a capo del Partito Comunista Russo e fautore del cosiddetto socialismo di stato a partire dall’assimilazione della dottrina marxista.
Oggi ricorre l’anniversario della sua morte, e lo voglio “ricordare” con un estratto del testo di Luigi Fabbri pubblicato post-mortem nel 1951: si tratta dell’edizione della vita di un rivoluzionario anarchico piuttosto amato e conosciuto, e si intitola “Malatesta, l’uomo e il pensiero” (Vida y pensamiento de Malatesta).
Di seguito la parte nella quale Errico Malatesta, nel 1920 (ovvero un anno dopo il ritorno in Italia), si ritrovò invitato da anarchici locali nel quel di Voghera, in un salone delle scuole elementari, a rispondere garbatamente all’azzardata presentazione di Aldo Aguzzi, militante da poco uscente dal partito socialista, che lo salutava come il “Lenin d’Italia”. Ecco quale fu la sua pronta risposta, descritta dallo stesso testimone di allora, nonché presentatore durante l’incontro:

«Il ragazzo che mi presento’ dev’essere sincero ed entusiasta e forse ha creduto di farmi piacere dicendo che sono il vostro Lenin. Credo ch’egli non sia anarchico, come non lo saranno di sicuro quanti di voi hanno raccolto il suo grido. Lui e voi siete dei rivoluzionari, capite che i vecchi metodi riformisti non valgono più, forse siete sfiduciati dei vostri capi socialisti, e allora cercate un uomo che vi ispiri fiducia e vi porti alla rivoluzione. Grazie tante per la fiducia, ma vi sbagliate. Ho tutto il desiderio di fare il bene vostro che è anche mio, però io sono un uomo come tutti gli altri, e se diventassi il vostro capo non sarei migliore di quelli che ora voi ripudiate. Tutti i capi sono uguali e se non fanno quel che voi desiderate, non è sempre perché non vogliono, ma anche perché non possono. Trattandosi poi della rivoluzione, questa non è uomo che può farla: dobbiamo farla tutti insieme. Io sono un anarchico, non voglio ubbidire, ma soprattutto non posso comandare. Se diventassi il vostro Lenin come quel «ragazzo» desidera, vi porterei al sacrificio, diventerei il vostro padrone, il vostro tiranno; tradirei la mia fede, perché non si farebbe l’anarchia, e tradirei voi, perché con una dittatura vi stanchereste di me, ed io, fatto ambizioso e magari convinto di compiere un dovere, mi circonderei di poliziotti, di burocrati, di parassiti, e darei vita ad una nuova casta di oppressori e privilegiati dalla quale voi sareste sfruttati e vessati quanto oggi lo siete dal governo e dalla borghesia. Se proprio mi volete bene, non desiderate che diventi il vostro tiranno. (…)
Ma molti dettagli e frasi sue ora mi sfuggono. Subito dopo spiegò come si doveva «fare» la rivoluzione. Ricordo fra l’altro che parlò di «occupare le fabbriche», di armamento del popolo, di costituzione di bande armate, ecc. esprimendosi calmo, più degli stessi riformisti del paese… A dir il vero, il pubblico restò alquanto deluso (e un po’ anch’io, lì per lì) perché Malatesta non rispondeva al «tipo» immaginatoci. Ma il fatto è che, dopo quella conferenza, io avevo capito cos’era l’anarchia e cosa vogliono gli anarchici, e lo ero diventato anch’io…»


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