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NoTav condannati per la trivella di Venaria

Posted: Aprile 5th, 2015 | Author: | Filed under: General | Commenti disabilitati su NoTav condannati per la trivella di Venaria

Tre mesi: questa la condanna inflitta a 25 No Tav per la trivella di
Venaria, due le assoluzioni. La PM Emanuela Pedrotta aveva chiesto un anno
di reclusione.
La PM, in linea con la Procura torinese, aveva sostenuto di voler
perseguire un reato comune e non le opinioni dei No Tav. Nella sua
requisitoria si era smentita facendo diffusamente delle identità politiche
degli attivisti alla sbarra. Esplicito era stato riferimento agli
anarchici.
Nulla di nuovo per il tribunale di Torino, che processa e condanna chi si
batte contro il supertreno, scegliendo tra migliaia di attivisti i
rivoluzionari più noti.

Facciamo un passo indietro.

Nel gennaio del 2010 LTF, il general contractor per la realizzazione della
Torino Lyon, annunciò una novantina di sondaggi tra Torino, Grugliasco,
Collegno, Venaria e diversi paesi della Val Susa.
Buona parte di questi rilievi erano previsti in zone già sondate più volte
ed erano quindi inutili. Si rasentò il ridicolo con ben sei sondaggi
nellimmondizia della discarica di Basse di Stura.
Era chiaro a tutti che si trattava di sondaggi politici: per la prima
volta dopo cinque anni dalla rivolta popolare che, nel dicembre 2005 aveva
fermato lopera, il governo intendeva riprovarci.
I 90 carotaggi  ma ne vennero fatti meno della metà  servivano a
saggiare la forza del movimento No Tav.
Ogni trivella era accompagnata da centinaia di uomini armati.
I sondaggi furono un pretesto per fare unesercitazione militare.
In zone abitate ne erano previsti pochi. Uno di questi era quello
annunciato nei pressi di alcuni condomini di via Amati a Venaria.

A Venaria, grazie ad unampia solidarietà popolare, i No Tav riuscirono a
rallentare i lavori finché in fretta e furia il cantiere venne smontato.
In via Amati la trivella arrivò nel tardo pomeriggio del 26 gennaio. Siamo
in una zona di grandi palazzi stesi lungo la tangenziale, fiancheggiati da
tralicci dellalta tensione. Qui lopposizione al Tav si legge, oggi come
allora, nelle bandiere appese ai balconi.
Nel prato di fronte alla trivella ci siamo trovati in tanti: No Tav che si
erano fatti tutti i presidi e gente di Venaria preoccupata per il proprio
futuro, in questa periferia stesa tra la città e il niente delle auto in
corsa oltre la barriera antirumore.

La trivella era accompagnata da un imponente nugolo di poliziotti,
carabinieri e finanzieri in assetto antisommossa, che invasero la strada
rendendo difficoltosa la circolazione.
Già nel tardo pomeriggio una cinquantina di No Tav armati di bandiere e
striscioni fronteggiava nel prato la polizia. Partì il consueto tam tam e
presto eravamo molti di più. Bidoni, legna, qualcosa da mangiare.
Un camion con le luci rimase bloccato dal gran numero di persone che si
riversarono in strada. Furono tre giorni di presidio permanente, con
assemblee, incontri, cene collettive.
Tanta gente che abita nella zona di via Amati scese in strada, partecipò
alle discussioni, alla lotta.
Quelli che non potevano fermarsi portavano caffè caldo e una brioche,
segni tangibili di una solidarietà vera.
La sera del 26 gennaio, nonostante unabbondante nevicata allassemblea
spontanea tra il prato e la strada parteciparono centinaia di persone.
Emerse netta la volontà di contrastare il sondaggio, di mettere i bastoni
tra le ruote a chi pretendeva di imporre con la forza unopera inutile e
dannosa.

I processi e le condanne sono uno degli strumenti con i quali il governo e
la Procura di Torino ha provato, senza riuscirci, di fermare lopposizone
popolare al Tav.

Nella loro dichiarazione spontanea in tribunale, due No Tav  e anarchici
Maria ed Emilio hanno dichiarato: L’accusa che ci viene rivolta è fatta
di nulla. Questo è uno dei tanti processi al movimento No Tav, ad una
lotta popolare forte anche nelle periferie urbane, dove sempre più le
persone non sono disponibili a barattare la propria salute, il futuro dei
propri figli alla logica del profitto, di chi, per farsi ricco, ci fa
correre sempre più in fretta verso l’autodistruzione.
Di fronte alla criminalità di chi devasta, saccheggia, militarizza il
territorio ribellarsi è un’urgenza morale. Una spinta che anima un intero
movimento. Un movimento fatto di gente che sa prendersi cura di quello che
conta davvero, un bene che non ha prezzo, la libertà di decidere in che
mondo vivere.

www.anarresinfo.noblogs.org


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