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Castel Bolognese, 8 dicembre 2018. Convegno su “Le organizzazioni nazionali del movimento anarchico nell’Italia repubblicana (1943-2018)”

Posted: Novembre 18th, 2018 | Author: | Filed under: General | Commenti disabilitati su Castel Bolognese, 8 dicembre 2018. Convegno su “Le organizzazioni nazionali del movimento anarchico nell’Italia repubblicana (1943-2018)”

Biblioteca Libertaria “Armando Borghi”
In occasione del cinquantesimo anniversario della morte di Armando Borghi (1882-1968)

Convegno su “Le organizzazioni nazionali del movimento anarchico nell’Italia repubblicana (1943-2018)”
Castel Bolognese, 8 dicembre 2018

La Biblioteca Libertaria “Armando Borghi” (BLAB), in collaborazione con la Biblioteca Comunale “Luigi Dal Pane” di Castel Bolognese, organizza un Convegno di studi sul tema “Le organizzazioni nazionali del movimento anarchico nell’Italia repubblicana (1943-2018)”. Il Convegno avrà luogo a Castel Bolognese, nel Teatrino del Vecchio Mercato, via Rondanini 19. La giornata di studi si terrà sabato 8 dicembre 2018, con inizio alle ore 9:30 e termine verso le ore 18:30.

Sono trascorsi cinquant’anni dalla morte di Armando Borghi (1882-1968), noto esponente anarchico di rilievo nazionale e internazionale, nonché dirigente sindacale, oratore, scrittore e giornalista. Per celebrare degnamente l’anniversario e rendere omaggio alla sua vita e alla sua attività politica e sindacale, la Biblioteca Libertaria di Castel Bolognese, a lui intitolata, ha programmato di organizzare un Convegno di studi di una giornata sulle organizzazioni nazionali anarchiche italiane dal dopoguerra ad oggi. Il Convegno si terrà a Castel Bolognese, città che ad Armando Borghi ha dato i natali e dove è sepolto.

Il tema dell’organizzazione è sempre stato molto dibattuto all’interno del movimento anarchico. Nel periodo successivo alla Seconda guerra mondiale, in particolare, l’anarchismo italiano si è confrontato per decenni con modelli organizzativi spesso diversi, che hanno contribuito a dare vita a reti associative e federazioni alternative tra loro e talvolta in conflitto, con lacerazioni e polemiche, pur all’interno di un “sentire comune” di fondo e di un riconoscimento reciproco, che faceva scattare regolarmente la solidarietà di fronte alle aggressioni esterne e alla repressione del potere istituzionale.

La recente pubblicazione di alcuni libri sulla FAI (Con l’amore nel pugno. Federazione Anarchica Italiana (1945-2012), Zero in Condotta, 2018), sui GAAP ( Gruppi anarchici d’azione proletaria. Le idee. i fatti, i militanti, l’organizzazione: Vol. 1. Dal fronte popolare alla “legge truffa”: la crisi politica e organizzativa dell’anarchismo ; Vol. 2. Dalla rivolta di Berlino all’insurrezione di Budapest: dall’organizzazione libertaria al partito di classe, a cura di Franco Bertolucci, BFS-Pantarei, 2017-18), sui GAF (il cui ruolo appare centrale nella ricostruzione tentata da Nico Berti nel suo volume Contro la storia. Cinquant’anni di anarchismo in Italia (1962-2012), Biblion, 2016), rende i tempi maturi per provare a tracciare un bilancio storiografico e politico di quelle esperienze.

Il Convegno si propone appunto di ricostruire più di settant’anni di vita dell’anarchismo in Italia, attraverso l’ottica privilegiata delle organizzazioni di estensione nazionale espresse dal movimento libertario. Buona parte delle organizzazioni di cui si parlerà non esistono più da tempo (GAAP, GIA, GAF…), ma esse hanno segnato in qualche modo un’epoca, una fase della vita del movimento anarchico di lingua italiana. Che cosa resta di loro e della loro esperienza? Quale eredità ci hanno lasciato? La stessa domanda, in qualche modo, andrebbe rivolta anche alle sigle ancora in vita (FAI, Alternativa Libertaria/FdCA, USI), rispetto alle quali ci si può porre anche il quesito del rapporto tra passato e presente, tra ciò che sono state in altre fasi politiche e ciò che sono ora.

Gli organizzatori del Convegno non hanno tesi precostituite da fare prevalere, e sono interessati a un confronto libero e ad ampio raggio. Ci si propone un livello di riflessione e di dibattito piuttosto alto, non una semplice celebrazione autoreferenziale. Fermo restando che uno degli scopi del convegno è anche quello di ricordare la figura di Armando Borghi, a cui sarà dedicato un intervento di ricordo e di riflessione. I nomi dei relatori che hanno accettato di partecipare al Convegno, per la particolare competenza rispetto agli argomenti sui quali interverranno, nonché per la pluralità e la diversità dei punti di vista e delle loro esperienze, dovrebbero costituire una garanzia rispetto al raggiungimento di questi obiettivi.

Il Convegno è aperto a tutti.

PROGRAMMA del Convegno.

Sessione del mattino (ore 9:30-13:00):

— Rosanna Ambrogetti, Presentazione del Convegno. Saluti di Giovanni Morini, Assessore alla Cultura del Comune di Castel Bolognese.

— Pasquale IUSO (Università di Teramo): Gli anarchici nella Repubblica dalla Resistenza al crollo del comunismo.

— Giorgio SACCHETTI (Università Roma Tre): Federazione Anarchica Italiana: fonti, metodi, periodizzazioni per un nuovo soggetto storiografico.

— Pietro ADAMO (Università di Torino): Cesare Zaccaria, il momento post-classico e la critica dell’organizzazione.

— Lorenzo PEZZICA (Centro Studi Libertari – Milano): Appunti per una storia dei Gruppi di Iniziativa Anarchica (1965-1975).

— Franco SCHIRONE (Associazione Culturale Pietro Gori – Milano): I gruppi giovanili anarchici del dopoguerra: tre esperienze.

Dibattito.

Sessione del pomeriggio (ore 14:30-18:30):

— Gianpiero LANDI (BLAB): Armando Borghi a cinquant’anni dalla morte.

— Franco BERTOLUCCI (Biblioteca Franco Serantini – Pisa): I GAAP (1949-1957): un’esperienza «revisionista» dell’anarchismo di lingua italiana? Problemi e interpretazioni.

— Francesco CODELLO (Filosofo e Pedagogista): Pensiero e azione: i Gruppi Anarchici Federati (1970-1978).

— Giulio ANGELI (Alternativa Libertaria/FdCA): Il movimento comunista libertario in Italia dagli anni ’70 del ‘900 ad oggi: una riflessione.

— Gianfranco CARERI (Archivio Nazionale USI): L’Unione Sindacale Italiana nel secondo dopoguerra.

Per ulteriori info contattare Gianpiero Landi: tel. 0546-55501.

E-mail: bibliotecaborghi1916@gmail.com

Sito web BLAB: http://bibliotecaborghi.org

RELATORI

Pietro Adamo: (1959) è professore associato di Storia delle dottrine politiche nell’Università di Torino. Si occupa della cultura politica del protestantesimo radicale, della storia della tradizione libertaria e del percorso delle controculture. Ha curato le edizioni italiane di opere di John Mitchel, Paul Goodman, John Goodwin, Thomas Jefferson, Camillo Berneri e John Stuart Mill. Tra i suoi ultimi libri, la curatela del catalogo della mostra Sex&Revolution (Skira, 2018); L’anarchismo americano del Novecento (FrancoAngeli, 2016); William Godwin e la società libera (Claudiana, 2017).

Giulio Angeli: (1954) lavora presso l’Università di Pisa con l’incarico di tecnico. Collabora con il Centro di Documentazione “Franco Salomone” di Fano. Militante comunista libertario fin dagli anni Settanta, svolge attività politica e sindacale. Collocato nelle componenti che hanno rivendicato la necessità dell’organizzazione politica degli anarchici ha partecipato, fin dalla fondazione nel 1986, all’attività della Federazione dei Comunisti Anarchici (FdCA) poi Alternativa Libertaria/FdCA, organizzazione politica di cui è tuttora esponente. Collabora con il «Foglio Telematico» di Alternativa Libertaria/FdCA. Tra i redattori di «Comunismo Libertario», è autore di documenti e saggi sul mondo del lavoro, la condizione operaia, la salute e l’imperialismo.

Franco Bertolucci: (1957) è bibliotecario e archivista presso la Biblioteca Franco Serantini, editore e libero ricercatore nelle discipline storiche. Ha collaborato a vari progetti nazionali come la «Rivista Storica dell’Anarchismo» (1994-2004), il Dizionario Biografico degli Anarchici Italiani (2003-04) e ha curato alcuni saggi e volumi di ambito storico e biblioteconomico. Gli ultimi lavori sono dedicati alla storia dei GAAP: Gruppi anarchici d’azione proletaria. Le idee, i militanti, l’organizzazione, t. 1-2 (BFS-Pantarei, 2017-18) e al centenario della Rivoluzione russa: A Oriente sorge il sol dell’avvenire. La rivoluzione russa vista dagli anarchici italiani 1917-1922 (BFS, 2017).

Gianfranco Careri: (1952) dopo un periodo di militanza anarchica (dal 1969) è tra i riattivatori dell’USI dal 1977. Ricopre la carica di segretario nazionale dell’USI per due volte (1983-1985 e 2002-2005), di redattore di «Lotta di Classe» (1985-1992) ed altri incarichi nell’organizzazione anarcosindacalista. Fondatore e responsabile dell’Archivio Nazionale dell’USI (la cui sede e’ ad Ancona). Tra i suoi scritti i libri Il sindacalismo autogestionario: l’USI dalle origini ad oggi (USI, 1991) e Camillo Berneri, l’anarcosindacalismo, la guerra di classe (USI, 2008). Nel 2012 cura l’edizione dei due volumi sul centenario dell’USI che vedono la collaborazione di studiosi e militanti. Tra i suoi contributi all’opera le biografie di Alceste De Ambris e Umberto Marzocchi e saggi sui combattenti anarcosindacalisti italiani in Spagna e sulle fasi della riattivazione dell’USI dagli anni settanta ad oggi.

Francesco Codello: (1953) filosofo e pedagogista, è stato insegnante e dirigente scolastico. E’ membro dell’International Democratic Education Network, dell’EuropeanDemocratic Education Community, fondatore della «Rete dell’Educazione Libertaria». Già redattore di «Volontà», di «Libertaria» e ora di «Elèuthera», attivista nell’Ateneo degli Imperfetti di Marghera e nel Centro Studi Libertari/ Archivio G. Pinelli di Milano. È autore di numerosi saggi, prevalentemente su temi educativi, storici e sull’anarchismo, in diverse testate e pubblicazioni e dei seguenti libri: Educazione e anarchismo (Corso, 1995), La Buona educazione (FrancoAngeli, 2005), Vaso creta o fiore? (La Baronata, 2005), Gli anarchismi (La Baronata, 2009), Liberi di imparare, (con Irene Stella, Terra Nuova, 2011), La campanella non suona più (La Baronata, 2015); Né obbedire né comandare, lessico libertario (Elèuthera, 2009); La condizione umana nel pensiero libertario (Elèuthera, 2017). Ha curato la raccolta di saggi di Colin Ward dal titolo L’educazione incidentale(Elèuthera, 2018).

Pasquale Iuso: (1961) professore di Storia Contemporanea presso la Facoltà di Scienze Politiche dell’Università degli Studi di Teramo. Autore di numerosi saggi di storia sindacale e di storia dell’anarchismo. Condirettore del Dizionario Biografico degli Anarchici Italiani (BFS, 2003-04). Tra i suoi lavori più recenti: Gli anarchici nell’età Repubblicana (BFS, 2014); Esercito Guerra e Nazione (Ediesse, 2009); Le violenze di frontiera. Nazionalismo, regionalismo e identità nazionale (numero monografico di «Storia e Problemi Contemporanei», n.74, aprile 2017).

Gianpiero Landi: (1953) insegnante in una Scuola media superiore, si occupa da decenni di ricerca storica, in particolare sull’anarchismo e il socialismo, collaborando a «A» e ad altri periodici. Attivo fin dalla fondazione nella Biblioteca Libertaria “Armando Borghi” di Castel Bolognese, è attualmente Presidente della Cooperativa che la gestisce. Si occupa inoltre del Centro Studi “Francesco Saverio Merlino” e del suo sito. Ha fatto parte della redazione della «Rivista Storica dell’Anarchismo» (2003-2004) e ha collaborato al Dizionario Biografico degli Anarchici Italiani (2003-04). Ha pubblicato saggi e curato volumi su Armando Borghi, Andrea Caffi, F.S. Merlino.

Lorenzo Pezzica: (1965) archivista e storico, vive e lavora a Milano. Collabora con il Centro Studi Libertari /Archivio G. Pinelli e insegna “memoria e archivi digitali” al Master in Public History dell’Università degli studi di Modena e Reggio Emilia. Si occupa di Gender history, Public history, storia dell’anarchismo e dei movimenti radicali. Ha recentemente pubblicato: Anarchiche. Donne ribelli del Novecento (Shake, 2013); Vivere il tempo della Grande guerra. Bergamo durante e dopo la Prima guerra mondiale (Lubrina, 2016); Le magnifiche ribelli 1917-1921 (Elèuthera, 2017).

Giorgio Sacchetti: (1951) professore associato abilitato in Storia contemporanea. Attualmente docente a contratto di “Didattica della Storia” presso il dipartimento di Studi Umanistici dell’Università Roma Tre. Si occupa di Labour history, storia dell’anarchismo e del movimento operaio. Ultimi libri pubblicati: Carte di Gabinetto. Gli anarchici italiani nelle fonti di polizia (La Fiaccola, 2015); Vite di partito. Traiettorie esistenziali nel PCI togliattiano (ESI, 2016); Eretiche. Il Novecento di Maria Luisa Berneri e Giovanna Caleffi(Biblion, 2017); Con l’amore nel pugno. Federazione Anarchica Italiana, storia e documenti (1945-2012) (Zero in Condotta, 2018).

Franco Schirone: (1950) libero ricercatore su tematiche anarchiche e anarcosindacaliste. Autore de La Gioventù Anarchica negli anni delle contestazioni, 1965-1969 (Zero in Condotta, 2006). Nel 2012 alcuni suoi saggi sono pubblicati nei due volumi sul centenario dell’USI: Interventismo contro antimilitarismo, lo scontro interno e la scelta dell’USI; Il biennio rosso e l’occupazione di terre e fabbriche; L’Unione Sindacale Italiana tra esilio e clandestinità (1923-1945); Alibrando Giovannetti (biografia). Tra le ultime sue pubblicazioni I Provos, i Beatniks e l’Anarchia (1966-1967) (Bruno Alpini-Stella Nera, 2018) e, con Mauro de Agostini, Per la Rivoluzione Sociale. Gli anarchici nella Resistenza a Milano (1943-45) (Zero in Condotta, 2015).


Sabato 3 novembre Manifestazione antimilitarista, Gorizia, h.15

Posted: Ottobre 20th, 2018 | Author: | Filed under: General | Commenti disabilitati su Sabato 3 novembre Manifestazione antimilitarista, Gorizia, h.15

Contro la retorica nazionalista, ricordiamo i disertori, i renitenti, i fucilati

Rilanciamo l’antimilitarismo

Rifiutiamo di unirci al coro nazionalista di chi celebra il centenario della vittoria della Prima Guerra Mondiale. Vogliamo invece ricordare chi quella carneficina provò a fermarla, chi rifiutò di sacrificarsi per i profitti e i fanatismi altrui, chi scese in piazza chiedendo pane e pace sfidando la prigionia e la deportazione.

Una guerra che ha portato a milioni di morti, mutilati, invalidi, dispersi, “scemi” di guerra, fucilazioni di massa, fosse comuni, devastazione ambientale, esplosione della furia nazionalista, manipolazione mediatica, mitizzazione di criminali in divisa come Cadorna e Graziani, Badoglio o Rommel che ebbero poi ruoli centrali nelle dittature nate sulle macerie di quel conflitto.

Ricordiamo che la Prima Guerra Mondiale è stata anche una storia di diserzioni. A Caporetto e a Vittorio Veneto migliaia di soldati delle due parti abbandonarono l’esercito: erano stati mandati a combattere una guerra voluta da borghesi, padroni e intellettuali fanatici. Innumerevoli e spesso dimenticate dalla storia ufficiale furono le rivolte, gli ammutinamenti, i sabotaggi.

Ora lo scenario mondiale è profondamente cambiato. Quella che non è cambiata (si è solo aggiornata) è la propaganda nazionalista e militarista volta a dimostrare l’utilità degli eserciti e delle sue missioni, sia all’estero che nelle nostre città. Le guerre vengono giustificate da mille motivi, ma continuano a essere causate da interessi capitalisti e portano – oggi come allora – morte e distruzione.

Per questo riteniamo importante in questa data sostenere le ragioni dell’antimilitarismo e discutere del ruolo degli eserciti oggi.

Quanto si spende oggi in armi e tecnologia bellica? Quanto vale l’export di armi per l’Italia? A quali paesi vengono vendute e a quanti conflitti partecipiamo direttamente e indirettamente? Cosa si muove in Europa con l’avvio della cooperazione militare con l’istituzione di una struttura di coordinamento permanente “Pesco” (un chiaro tentativo di dar vita al nuovo esercito europeo), che già beneficia di un finanziamento di 13 miliardi di euro? Quale è il peso della scuola nell’ “arruolare” i ragazzi e le ragazze a questa mentalità gerarchica e d’obbedienza tipicamente militarista mascherata da vuoto patriottismo? Quale è il ruolo della propaganda?
Gli eserciti stanno sempre più svolgendo un servizio di controllo interno. Con il pretesto del terrorismo, della crisi e dell’instabilità sociale, i governi che si sono susseguiti in Italia hanno utilizzato i vari corpi armati come deterrente contro le proteste e in particolare contro l’attivismo di settori popolari in rivolta contro le devastazioni ambientali (si veda il TAV in Val Susa o le discariche di rifiuti tossici in Campania). Possiamo parlare di una vera e propria sperimentazione di un fronte di “guerra interna”, una sorta di militarizzazione sociale dove, non ultimo, viene agitato lo spauracchio dell’”invasione etnica” per giustificare l’aumento di polizia e militari nelle strade e sui confini.

Questo, assieme ad un rinnovato ed esplicito interventismo bellico al di fuori dei nostri confini: operazioni di guerra sempre meno mascherate da “guerre umanitarie” e sempre più palesemente portate avanti “a difesa degli interessi nazionali” ovvero dei profitti delle multinazionali italiane che continuano a saccheggiare le risorse naturali dei paesi extraeuropei, in particolare dell’Africa.

Le retoriche nate dai nazionalismi di ieri alimentano quelli di oggi.

Rivendicare una memoria antimilitarista significa combatterle entrambe.

Sabato 3 novembre Manifestazione antimilitarista, Gorizia, h.15

Concentramento di fronte alla stazione dei treni.

Conclusione in piazza della Vittoria con intervento musicale di Alessio Lega

Coordinamento Libertario Regionale

infoactionfvg@inventati.org


NEWSCOMIDAD. LE FILODRAMMATICHE DELL’ASSISTENZIALISMO PER RICCHI

Posted: Settembre 30th, 2018 | Author: | Filed under: comidad | Commenti disabilitati su NEWSCOMIDAD. LE FILODRAMMATICHE DELL’ASSISTENZIALISMO PER RICCHI

NEWSCOMIDAD

Ecco le news settimanali del Comidad: chi volesse consultare le news precedenti, può reperirle sul sito http://www.comidad.org/ sotto la voce “Commentario”.

LE FILODRAMMATICHE DELL’ASSISTENZIALISMO PER RICCHI

Dopo i numerosi assist a Matteo Salvini, i media si sono decisi a dare una mano anche a Luigi di Maio, montando un caso su dichiarazioni “confidenziali” del portavoce del Presidente del Consiglio. Gli scontati attacchi al governo si sono espressi con le consuete sfide al buonsenso. Il presidente del parlamento europeo, Antonio Tajani, è arrivato a parlare di “purghe staliniane”, come se le eventuali rappresaglie contro i burocrati del Tesoro prospettate dal portavoce consistessero in deportazioni in Siberia e non in semplici trasferimenti ad altri uffici. Esagerazioni che hanno ancora una volta giovato al governo, che ormai lucra da mesi su questa massiccia propaganda ostile per accreditarsi come assoluta novità. (1)

Che la dichiarazione contro i burocrati del Ministero dell’Economia e Finanze sia stata effettivamente diffusa violando gli accordi, oppure che il portavoce l’abbia “affidata” apposta confidando nella malafede di Lucia Annunziata, non è molto rilevante. È da notare invece che questo scontro tra governo e burocrazie corrisponde ad una certa narrazione “colta” sugli eventi contemporanei. I redattori della rivista “Limes” ci stanno intrattenendo sullo scontro tra gli eletti dal popolo e lo “Stato profondo”, il “Deep State”, con particolare riguardo alle sempre più tumultuose vicende dell’Amministrazione del cialtrone Trump. (2)

Anche se, ovviamente, la rappresentazione offerta da “Limes” è suggestiva, qualche dubbio potrebbe sorgere. C’è infatti anche la possibilità che alla fine più delle divisioni e della sceneggiata degli scontri, funzionino i legami lobbistici, soprattutto della lobby della mobilità dei capitali. Le lobby non sono sette granitiche e centralizzate, ma cordate affaristiche che funzionano come fluidi vischiosi che permeano tutto, perciò si possono scorgervi le confluenze di interessi più inaspettate.

Tra le altre cose, oggi CialTrump è sotto tiro mediatico per il sospetto di aver attuato riciclaggio di denaro (gli Anglosassoni dicono: “lavaggio di denaro”) a favore di oligarchi russi. Ma per uno speculatore edile come CialTrump il riciclaggio è pane quotidiano da sempre. Per un riciclatore le sanzioni economiche e finanziarie costituiscono una manna dal cielo, poiché rendono indispensabile e particolarmente remunerativa la sua funzione. La contrarietà di CialTrump alle sanzioni contro la Russia potrebbe quindi essere solo di facciata, un atteggiamento da amicone su cui imbastire rapporti personali e di affari senza violare la sostanza dello statu quo sanzionatorio. (3)

Di conseguenza anche lo scontro in Italia tra “rigoristi” e “spendaccioni” potrebbe essere un gioco delle parti. Non c’è bisogno di pensare a complotti, ci basta Pirandello. Se non ci fosse il costante ricatto dell’accusa di complottismo, chiunque si accorgerebbe che qualcosa non torna. Davvero i media sono così sprovveduti da pensare di poter screditare il governo opponendogli le icone desolanti di Tobias Piller e Carlo Cottarelli? E perché gli stessi media, se veramente vogliono far cadere il governo, non danno una manina al PD a liberarsi di Matteo Renzi? Perché anzi i media continuano a trattare Renzi come se fosse il padrone per diritto naturale del PD? Possibile che non si rendano conto di compiere in tal modo una pressione in un ambiente politico così influenzabile dal mainstream?

Potrebbe quindi darsi che la permanenza di un governo che faccia da capro espiatorio per l’aumento dello spread, non sia una prospettiva che dispiaccia a tutti gli operatori finanziari. Vi sono dei precedenti. Tra il 2010 ed il 2011 venne tenuto in piedi da Napolitano il governo di un Buffone di Arcore ormai in stato di avanzata decomposizione, solo per poterlo poi incolpare della schizzata in alto dello spread.

Per i semplici cittadini italiani il percorso all’acquisto di BTP è pieno di ostacoli, mentre il banchetto degli alti interessi è riservato soprattutto agli “investitori istituzionali”, cioè le banche, le assicurazioni ed i fondi di investimento, che mediano anche gruppi industriali. Tra gli investitori istituzionali in debito pubblico, il primato va a BancoPosta, come a dire Cassa Depositi e Prestiti, cioè lo stesso Tesoro, che di CDP è il principale azionista. L’ipotesi che le manovre sullo spread ed i relativi guadagni siano del tutto estranee ad un lobbying italiano, trasversale tra soggetti privati e soggetti istituzionali, non appare perciò molto realistica. (4)

La balla che ci viene propinata da decenni è che il debito pubblico si sia gonfiato per pagare i costi del welfare. In realtà la lievitazione del debito pubblico e dei relativi interessi costituisce uno strumento per trasferire ai ricchi i proventi fiscali estorti dai redditi dei poveri. Si dice spesso che anche il ceto medio partecipa ai vantaggi del debito ed è in parte vero, ma gli alti interessi si lucrano solo sui titoli a lunga scadenza, che rimangono appannaggio degli “investitori istituzionali”.

La musica cambierebbe se il debito pubblico diventasse un prestito forzoso, un mezzo per pagare i fornitori della Pubblica Amministrazione, offrendo ovviamente in cambio la reciprocità di poter pagare le tasse con quei titoli ricevuti. La polemica antigovernativa invece continua ad accentrarsi sulla questione delle risorse che mancano, mentre invece bisognerebbe chiedersi che fine fanno le risorse che ci sono. Il famoso Decreto “Dignità” si è concretizzato in un miliardo di sgravi fiscali e contributivi alle imprese: un ulteriore esempio di assistenzialismo per ricchi. Che questi sgravi si risolvano in maggiori investimenti e maggiori assunzioni, costituisce pura illusione o pura propaganda. È più probabile infatti che gli imprenditori investano in finanza ciò che risparmiano sul fisco. (5)

27 settembre 2018

1) https://www.ilfattoquotidiano.it/2018/09/22/laudio-di-rocco-casalino-senza-reddito-cittadinanza-pronti-a-far-fuori-tecnici-ministero-economia/4642960/

2) https://www.youtube.com/watch?v=z6QshiuQamo

3) https://www.ilsole24ore.com/art/mondo/2018-07-14/la-torre-segreti-soldi-russi-dietro-grattacielo-donald-trump-141648.shtml?uuid=AEXy2xLF

4) http://www.repubblica.it/economia/2018/05/29/news/chi_detiene_il_debito_pubblico_italiano_30_anni_di_cambiamenti-197562983/

5) http://www.lastampa.it/2018/06/30/economia/cgia-con-il-decreto-dignit-le-imprese-risparmieranno-un-miliardo-di-euro-CFgtYf8kxZfkt5DnEPqYwL/pagina.html


Sta rottura de cojoni dei fascisti: L’ultima street poster action di CHEAP

Posted: Settembre 30th, 2018 | Author: | Filed under: General | Commenti disabilitati su Sta rottura de cojoni dei fascisti: L’ultima street poster action di CHEAP

CHEAP ha aperto la sua nuova stagione di poster nei miglior modo possibile, il collettivo bolognese ha affisso in Via San Giacomo a Bologna una serie di poster antifascisti realizzati da Testi Manifesti.

http://ilgorgo.com/cheap-poster-fascisti-bologna/


Rimini 8 settembre. Mobilitazione antifascista

Posted: Settembre 4th, 2018 | Author: | Filed under: General | Commenti disabilitati su Rimini 8 settembre. Mobilitazione antifascista

https://www.facebook.com/notes/rimini-antifascista/appello-per-una-mobilitazione-antifascista-verso-l8-settembre-contro-forza-nuova/1934111209943468/

Appello per una mobilitazione antifascista verso l’8 settembre contro Forza Nuova
Sabato 8 settembre il partito neofascista di Forza Nuova vorrebbe sfilare a Rimini con un corteo addirittura nazionale.
Si tratta dell’ennesimo attacco (benchè finora mai di questa portata) al nostro territorio, all’interno di un progetto politico che vede le nuove destre all’assalto delle cosiddette “regioni rosse”. Non a caso nello stesso weekend anche CasaPound avrà la sua festa nazionale a Grosseto.
Ora, quel rosso che consideriamo da tempo tradito è intriso di sangue partigiano e dal sacrificio di chi ne ha raccolto l’eredità. E non è tanto il passato, ma il presente che ci mette davanti la triste realtà classista di un paese in mano a una banda di sciacalli che ha nella guerra ai poveri e nella militarizzazione della società il proprio programma politico.
A noi il compito di segnare un solco oltre il quale non è concesso a fascisti e leghisti e accoliti vari di passare. La settimana che ci separa dall’8 settembre potrebbe essere un’ottima occasione per provarci.
In tutto questo c’è qualcosa che proprio non ci va giù.
A Rimini Forza Nuova è debole, diciamo che sono poche facce del circondario che per la città nemmeno ci girano, se non scortati. Evidentemente subiscono pressioni dall’esterno perchè Rimini e la Romagna sono viste dal loro partito come un luogo di richiamo dove fare passerelle e provare a insediarsi.
E come già a luglio con i nazisti polacchi, mettono in campo un livello di mobilitazione che poi, partiti gli ospiti, non possono proprio permettersi.
Questa dinamica da colonizzatori, tipica dello squadrismo, va rotta.

Se il loro “intento” è una calata nazionale sulla città di Rimini, la risposta deve saper superare i confini cittadini ed estendere l’azione antifascista ovunque questi personaggi vivono e fanno politica: consapevoli che contro i fascisti la miglior difesa è l’attacco, facciamo appello a tutte le forze sensibili, singole e collettive, per una settimana di mobilitazione in cui ognuno come più ritiene opportuno faccia sentire ai fascisti che vivono nei propri territori che fare gli squadristi oggi in Italia è una scelta sgradita e non priva di conseguenze.
Abbiamo un governo a trazione leghista che strizza di continuo l’occhio ai neofascisti, dando contemporaneamente sempre più strumenti e copertura alle forze di polizia. Ma la nuova forza politica con cui governa tradirà gran parte delle aspettative di cambiamento di buona parte della popolazione. Non si esce dalla dittatura liberista senza rottura rivoluzionaria…
La sinistra non sa che pesci pigliare e, come sempre, fa più danni della peste.
I fascisti continueranno a sgomitare per guadagnare terreno con il servilismo e l’arrogante opportunismo che li contraddistingue.
La grossa mobilitazione neonazista di questi giorni nell’est della Germania sta lì a dimostrarcelo. Ma dimostra anche che si possono fermare.
Il nostro tempo è qui e ora, non abbiamo scelta: se non riparte adesso un ciclo di lotte proletarie e antifasciste, verremo travolti da questa immondizia della storia.
Lavoro gratuito e polizia a scuola, sgomberi in vista per case occupate e spazi sociali, precarietà e carovita dilanganti, oltre 1000 morti sul lavoro all’anno e fascisti che vorrebbero prendersi le strade copiando slogan di chi quelle strade le vive davvero, grandi opere infrastrutturali che ci cadono sotto i piedi o in testa, e in tutto questo disastro il dibattito pubblico è schiacciato sull’immigrazione…rimbocchiamoci le maniche e diamo una spallata a questo mondo in declino.
L’autunno è alle porte, poi verrà una nuova primavera.
Chiediamo a chi ha a cuore il superamento di questo nefasto presente, e alle compagne e ai compagni che ci hanno conosciuto in questi anni di mobilitarsi.
Lottando insieme possiamo cambiare il corso della storia e vincere.
Vi invitiamo a una settimana di mobilitazione antifascista e ci vediamo a Rimini sabato 8 settembre 2018, dalle ore 16.30 (maggiori dettagli in seguito).
P.s.1
Mercoledì sera si terrà un’assemblea antifascista dove si discuterà della mobilitazione (seguiranno info).
P.s.2
La sera di sabato 8 si terrà il concerto nazirock dei Legittima Offesa al Bagno Levante di Cesenatico. Chissà che qualche abitante o turista non s’incazzi e gliele suoni per le feste, così magari anche la gita a Predappio della domenica successiva (officiata dal già candidato forzanovista bolognese Padre Tam?), sarà meno divertente del previsto.
Anche dal punto di vista musicale rilanciamo spostando a Rimini il grande concerto punk hc che era previsto per la sera del 8 settembre a Forlì. Il concerto si terrà dopo la giornata di mobilitazione e sarà benefit per la libertà di chi lotta per un mondo migliore.


Assemblea Rimini Antifascista

Posted: Agosto 29th, 2018 | Author: | Filed under: General | Commenti disabilitati su Assemblea Rimini Antifascista

Per discutere delle recenti notizie, questa sera assemblea pubblica antifascista alle ore 21 presso l’Istituto di Scienze dell’uomo (via Nigra 26, Rimini – zona Arco d’Augusto).


Revolution in the making – donne che tessono il futuro

Posted: Agosto 3rd, 2018 | Author: | Filed under: General | Commenti disabilitati su Revolution in the making – donne che tessono il futuro
 Il programma definitivo tradotto in italiano della conferenzaRevolution in the making – donne che tessono il futuro che si terrà ad ottobre a Francoforte
http://revolutioninthemaking.blogsport.eu/

NEWSCOMIDAD. SENZA MARCHIONNE MA SEMPRE CON PHILIP MORRIS

Posted: Agosto 3rd, 2018 | Author: | Filed under: comidad | Commenti disabilitati su NEWSCOMIDAD. SENZA MARCHIONNE MA SEMPRE CON PHILIP MORRIS

NEWSCOMIDAD

Ecco le news settimanali del Comidad: chi volesse consultare le news precedenti, può reperirle sul sito http://www.comidad.org/ sotto la voce “Commentario”.

SENZA MARCHIONNE MA SEMPRE CON PHILIP MORRIS

Tra le innumerevoli versioni che ci sono state fornite sulla morte di Sergio Marchionne, una delle prime riguardava una malattia tumorale dovuta al suo abuso di sigarette. La versione è stata poi smentita, ma è certo che nella biografia di Marchionne le sigarette hanno avuto un ruolo centrale e non solo perché le fumava. Uno dei dettagli più importanti del curriculum di Marchionne, la sua appartenenza all’official board della Philip Morris, non è mai stato evidenziato dai media.

A sostituire Marchionne nel ruolo di executive nel consiglio di amministrazione della Ferrari è stato nominato Louis Camilleri, il boss dei boss della Philip Morris. Nel gennaio dello scorso anno il nome di Louis Camilleri però appariva già nell’official board della Ferrari. Il fatto che l’azienda madre di Marchionne mettesse un piede all’interno del gruppo FCA non costituiva un segnale di fiducia verso Marchionne. (1)

Nei confronti di Marchionne il metodo del “promoveatur ut amoveatur” è stato applicato nel modo più drastico, promuovendolo direttamente alla gloria degli altari. C’era però un inconveniente, cioè il fatto che Marchionne fosse già stato santificato in vita dai media otto anni fa. Come tutti i veri santi anche Marchionne aveva già una storia familiare di martirio (le “foibe”) e nella sua biografia non mancano neppure le “visioni”. Negli ultimi anni il termine “visionario” è stato sempre più utilizzato in un’accezione apologetica. Appena un amico dei potenti, un teorico delle aggressioni contro i deboli o un nemico dei lavoratori si affacciano sulla scena vengono subito nobilitati con l’attributo di “visionario”. Per la santificazione (anzi, per la divinizzazione) non si aspetta neppure che lascino questa valle di lacrime. Così è stato ad esempio per Steve Jobs, per Casaleggio e per Marchionne. Possibile sognare mondi ancor più schiavistici dell’attuale? No, in effetti le “visioni” si riducono alla riproposizione dei soliti schemi di sfruttamento, sempre quelli.

La santificazione assunse anche aspetti grotteschi, quando una Confindustria insultata, umiliata e delegittimata da Marchionne si distinse come uno dei soggetti più attivi nella celebrazione dell’eroe di turno. Marchionne ebbe dalla sua parte non solo il governo, ma anche l’opposizione, con un Partito Democratico che lo salutò come il possibile “papa straniero”. Per rimuovere questo dato di fatto occorreva l’apporto di un mentitore di professione, uno zelota della mistificazione: uno a caso, Pietro Ichino. La storia andava riscritta presentando Marchionne come una vittima ed un martire dell’incomprensione da parte dell’ingrato Paese che stava salvando. A fare le spese della falsa ricostruzione è stato il quotidiano “la Repubblica”, accusato da Ichino di non aver fatto autocritica circa le incomprensioni dimostrate verso Marchionne e la sua “epopea”. (2)

È probabile che “la Repubblica” si presterà al gioco dato che rientra nel suo ruolo di disinformazione; ma, per senso di giustizia, occorre precisare che il quotidiano è innocente dall’accusa mossa da Ichino. Nel 2010 e negli anni successivi “la Repubblica” diede un certo spazio alle posizioni critiche del sociologo Luciano Gallino, ma al mero livello di ospitare anche un’opinione diversa per rifarsi una verginità. La linea editoriale del quotidiano e delle firme di punta della sua pagina economica, come Alberto Statera, furono invece di plauso incondizionato alle gesta di Marchionne. Statera sciolse addirittura un entusiastico inno di lode al Marchionne giustiziere che rimetteva ordine nella “fabbrica anarchica” di Pomigliano d’Arco. (3)

La tecnica di Marchionne e dei media al suo seguito fu quella dell’aggiotaggio sociale, cioè presentare tendenziosamente un quadro degradato e disastrato per giustificare le aggressioni antioperaie e glorificare i presunti “risultati” dell’ennesimo salvatore dell’Italia. Più la situazione era rappresentata a toni cupi, più avrebbe potuto rifulgere l’opera salvifica del taumaturgo. 

La lucidità di Luciano Gallino consistette nel capire che il modello Marchionne non era soltanto iniquo socialmente ma che, dal punto di vista industriale, non portava da nessuna parte. È vero che il valore di Borsa della FCA è salito a dismisura, ma l’aumento di valore finanziario non corrisponde a valori industriali. E chi lo dice? Lo diceva qualche mese fa quell’acerrimo nemico di Marchionne e del capitalismo che è il quotidiano confindustriale “Il Sole-24 Ore”. Parlando dell’eventualità di una vendita della FCA a case automobilistiche sud-coreane, il quotidiano osservava che queste non avrebbero avuto nulla da guadagnare dal matrimonio quanto ad acquisizioni industriali e tecnologiche. Il vantaggio si riduceva all’acquisizione di marchi che hanno una popolarità ed un prestigio storici, cosa che avrebbe facilitato ai Sud-Coreani l’ingresso nel mercato europeo. L’appetibilità industriale di FCA si riduce quindi a ben poco. (4)

I valori finanziari di FCA si sono dunque gonfiati per operazioni puramente finanziarie. Qualche malevolo potrebbe ipotizzare che FCA sia usata da Philip Morris per riciclare il denaro proveniente dalle sue attività inconfessabili. Attività di contrabbando che l’avevano collocata nel mirino dell’Unione Europea all’inizio degli anni 2000, prima che il lobbying della stessa Philip Morris facesse finire tutto a tarallucci e vino, con una multa ridicola. (5)

2 agosto 2018

1)  http://corporate.ferrari.com/sites/ferrari15ipo/files/annual_report_ferrari_nv_12.31.2017_1.pdf

     2)  http://www.libertaeguale.it/su-marchionne-il-buon-giornalismo-progressista-non-capi/

     3)  http://www.repubblica.it/economia/2010/06/18/news/statera_pomigliano-4937700/

     4)  http://www.ilsole24ore.com/art/motori/2018-01-06/fca-vicina-big-deal-ecco-possibili-partner-125827.shtml?uuid=AEoEcHdD

    5)  http://www.repubblica.it/2004/d/sezioni/cronaca/contrbb/contrbb/contrbb.html


Effetto Governo: la violenza dai media alla piazza

Posted: Agosto 3rd, 2018 | Author: | Filed under: General | Commenti disabilitati su Effetto Governo: la violenza dai media alla piazza
Effetto Governo: la violenza dai media alla piazza
Il sangue ha bagnato la giornata inaugurale di “Effetto Venezia”, la kermesse estiva organizzata dal Comune di Livorno con il contributo dell’Autorità di Sistema Portuale.
Violente e ripetute cariche sono state compiute a freddo e senza alcun preavviso dalla Polizia di Stato intorno alle 1,30 di notte lungo gli Scali del Refugio. Per circa mezz’ora sono stati usati i manganelli sui presenti che protestavano contro la rimozione di uno striscione che portava scritto: “Effetto Pd e Lega-5Stelle: 11 aggressioni in 50 giorni. Il vostro razzismo è emergenza. Il vero cambiamento: casa, lavoro e reddito per tutt*. Lega fuorilegge”. Ogni anno, nel contesto del contro-evento Effetto Refugio viene affisso uno striscione sul muro dell’ex Carcere dei Domenicani, quest’anno la Questura ha deciso di usare anche la violenza per far rimuovere lo striscione.
Riteniamo gravissima questa vera e propria negazione della libertà di espressione, che dimostra come gli atteggiamenti violenti e sanguinari degli esponenti di governo non siano solo una posa da campagna elettorale. La censura attraverso la violenza è il primo atto del nuovo Governo Lega-5 stelle a Livorno, è il primo atto pubblico di Questore e Prefetto appena nominati.
Già lo scorso anno, sempre nel contesto di Effetto Refugio venne schierata l’antisommossa per rimuovere lo striscione, in quel caso giudicato troppo critico nei confronti di Marco Domenico Minniti, Ministro dell’Interno del governo guidato dal Partito Democratico e dal Nuovo Centro Destra. Lo scorso anno lo striscione venne rimosso con la forza, ma non vi furono cariche, perché l’intervento della Questura, nel pieno della festa, provocò grande indignazione e molti accorsero a portare solidarietà.
Questa volta invece la polizia è arrivata di notte, all’1:30 circa, mentre tutti stavano andando via, perché non ci fosse troppa gente a guardare mentre imponevano la censura coi manganelli, ma molte persone che rientravano a casa dopo la festa sono accorse dalle strade vicine, lungo i fossi della Venezia, per solidarizzare con chi aveva subito la brutale aggressione della polizia.
Sappiamo fin troppo bene che chi governa adopera spesso la violenza per impedire la libertà di espressione e la libertà di manifestare. Dopotutto anche le emergenze “immigrazione”, “sicurezza” e “decoro”, sono state create per promulgare leggi sempre più repressive, che impongono maggiore controllo e una restrizione della libertà per tutti coloro che manifestano il proprio dissenso, che si organizzano, lottano per estendere la solidarietà e ottenere migliori condizioni di vita, per coloro che fanno puntualmente controinformazione.
Quanto avvenuto non ha precedenti a Livorno. La scelta della Questura di rimuovere uno striscione, utilizzando anche le cariche di polizia, è un atto gravissimo, che colpisce non solo coloro che hanno esposto lo striscione, ma l’intera città. Sei anni fa, nel dicembre del 2012, la Questura negò in piazza Cavour la libertà di manifestare sciogliendo un presidio con delle cariche indiscriminate e violente che coinvolsero anche i passanti, stavolta ciò che viene impedito con la violenza è la libertà di esprimersi attraverso uno striscione. Un precedente pericoloso per tutte e tutti noi, per la maggior parte delle persone, che vivono le condizioni di sfruttamento ed oppressione imposte dalla classe dirigente e di governo.
La violenza è l’unico mezzo che conoscono le classi dominanti di fronte al precipitare della crisi economica. Il governo è incapace di fronteggiare la crisi economica e di sopperire ai molteplici bisogni sociali; per questo i suoi servi cercano di mettere a tacere ogni voce di protesta.
D’altra parte gli organizzatori di “Effetto Venezia” non vogliono dispiacere al governo, da cui aspettano un appoggio per le ennesime speculazioni che stravolgeranno Livorno. Nel contenitore-vetrina della kermesse livornese, l’alternativa di Effetto Refugio, organizzato dalle varie realtà di movimento cittadine, ha sempre rappresentato uno spazio di espressione critica a cui spesso si è tentato di mettere il bavaglio.
La Federazione Anarchica Livornese e il Collettivo Anarchico Libertario denunciano la gravità di questo atto repressivo, e sono al fianco di tutte e tutti coloro che hanno subito le cariche della polizia. Invitano le forze politiche, sindacali e sociali a far sentire la propria voce contro la violenza.
Federazione Anarchica Livornese
Collettivo Anarchico Libertario

Effetto Governo: la polizia carica sugli scali del Refugio per rimuovere uno striscione contro la Lega

Posted: Agosto 3rd, 2018 | Author: | Filed under: General | Commenti disabilitati su Effetto Governo: la polizia carica sugli scali del Refugio per rimuovere uno striscione contro la Lega

La prima giornata di Effetto Venezia si conclude con una violenta azione di polizia ai danni dello spazio del Refugio. Diversi i feriti

http://www.senzasoste.it/effetto-governo-la-polizia-carica-sugli-scali-del-refugio-rimuovere-uno-striscione-la-lega/