Posted: Luglio 13th, 2017 | Author:Circolo Culturale Libertario Rimini | Filed under:comidad | Commenti disabilitati su NEWSCOMIDAD. PROVE TECNICHE DI PRIVATIZZAZIONE DELLE FRONTIERE
NEWSCOMIDAD
Ecco le news settimanali del Comidad: chi volesse consultare le news precedenti, può reperirle sul sito http://www.comidad.org/ sotto la voce “Commentario”.
PROVE TECNICHE DI PRIVATIZZAZIONE DELLE FRONTIERE
Uno degli “story telling” più frequenti riguarda la quota del PIL dovuta agli immigrati, con quantificazioni che cambiano a seconda del narratore. Gli immigrati dunque compenserebbero il calo di natalità e l’invecchiamento della popolazione italiana. Ma, come spesso capita, la questione è un po’ più complicata. Nel dopoguerra in Italia vi è stato un progressivo aumento della natalità, che ha trovato il suo picco nel 1964. La data è significativa poiché coincide con la prima grave crisi economica dopo il Boom degli anni precedenti. Si vuole spesso attribuire l’andamento della natalità a cause culturali ma, sta di fatto che, in base ai dati italiani, ciò non ha riscontro. Alla fine degli anni ’80 vi fu persino un nuovo picco delle nascite nel Nord Italia, in coincidenza con il buon andamento delle aspettative economiche. Al Sud questo aumento della natalità non ebbe riscontro perché le aspettative erano opposte; anzi, il calo irreversibile della natalità nelle regioni meridionali cominciò proprio negli anni ’80 e coincise con la deindustrializzazione del Meridione. L’austerità al Sud era cominciata da due decenni ed i primi pareggi di bilancio operati dai governi negli anni ’80 furono ottenuti proprio con il taglio drastico degli investimenti pubblici nelle regioni meridionali. (1)
Il crollo della natalità in Italia coincide quindi con il ventennio degli “avanzi primari”, cioè dei pareggi di bilancio al netto degli interessi sul debito pubblico; un debito che continuava a salire non perché le spese aumentassero, ma perché il PIL crollava. L’immigrazione è effettivamente una risorsa aggiuntiva se l’economia è in espansione. Se invece il PIL è in caduta, gli immigrati vanno invece a far concorrenza sulle fasce salariali più basse, determinando una deflazione salariale, cioè un taglio progressivo del costo del lavoro. Gli immigrati guadagnano troppo poco e perciò non incidono neppure sulla domanda interna. La questione dello “Ius Soli” ha riproposto il copione dello scontro di bandiera tra “buonisti” e “cattivisti”, tra “animabellisti” ed “animabruttisti”, ma in una società come questa il potenziale di effettiva integrazione è proporzionale alla capacità di spesa che, per gli immigrati, rimane infima.
In più gli immigrati rimettono all’estero gran parte del loro salario, alle famiglie di origine e alle agenzie di microcredito che gli hanno prestato il denaro per emigrare. Quindi c’è anche un’incidenza negativa dell’immigrazione sulla bilancia dei pagamenti del Paese ospitante. Suscitata per abbattere il costo del lavoro, oggi l’immigrazione è diventata un business in se stessa, proprio come la precarizzazione, che ormai alimenta soprattutto il business multinazionale delle agenzie di lavoro interinale.
Gli immigrati sono infatti dei super-fruitori di “servizi” finanziari per i poveri, dal microcredito dei “migration loans” alle rimesse. “Rimesse degli emigranti” ha un suono un po’patetico, ma sta di fatto che il sistema bancario africano ne ha fatto oggetto di alchimie di finanza “innovativa”: le famigerate cartolarizzazioni, che, come è noto, fanno parte della affollata famiglia dei titoli derivati. Ipocritamente le banche africane si chiedono se sia opportuno rinunciare a forze lavorative giovani e dinamiche in cambio dell’attivazione di flussi di capitali, ma la scelta è stata già fatta e va nel senso della ulteriore finanziarizzazione dell’economia e dei rapporti sociali a livello mondiale. (2)
Vari studi scientifici infatti hanno già posto in evidenza il legame tra accesso al microcredito e propensione all’emigrazione, ciò non solo in Africa ma anche in Paesi asiatici come la Cambogia. Chi si indebita tende ad emigrare; o meglio, non ha altra opzione se vuole sperare di ripagare il debito, anche se ciò non lo salva dalla spirale delle insolvenze. Poco male, visto che anche le insolvenze possono essere “cartolarizzate”.(3)
L’intreccio tra microcredito ed emigrazione è uno di quei segreti di Pulcinella su cui tutti i media rigorosamente tacciono, dato che non si devono disturbare certi interessi finanziari legati alla mobilità internazionale dei capitali. In questo “segreto” ci sarebbe inoltre una semplice soluzione per limitare i flussi migratori ed indurre senza traumi gli immigrati a tornare a casa propria: basterebbe infatti ai governi comprare i debiti dei migranti in modo da liberarli dal vincolo e dal ricatto. Sarebbe una soluzione molto meno costosa di quelle attuate adesso e andrebbe accompagnata da sanzioni diplomatiche nei confronti delle innumerevoli ONG coinvolte nel business del microcredito ai migranti. Certo che sarebbe una bella batosta per il business nostrano della pelosa “accoglienza”.
C’è ovviamente anche il business del traffico dei migranti, ma questo è ancora niente. Il fondatore dell’agenzia di “contractors” Blackwater, Erik Prince, ha venduto la sua vecchia creatura ed ha fondato una nuova società per azioni con sede alla Borsa di Hong Kong, il Frontier Services Group. Prince è noto anche per essere uno dei finanziatori della campagna elettorale di CialTrump e per avere una sorella nell’attuale amministrazione USA. Prince nel gennaio scorso ha rilasciato un’intervista alla CNN in cui offriva ai governi la sua partnership per gestire l’emergenza migranti alle frontiere libiche. (4)
Tutte le informazioni si possono ricavare da fonti dirette del Frontier Services Group, che offre i suoi servizi di tutela delle frontiere e di trasporti ai governi, all’ONU e, guarda caso, anche alle ONG. Insomma, Prince è uno specialista nell’interpretare tutte le parti in commedia.(5)
Il Frontier Services Group ci fa sapere infatti che ha una sua base logistica a Malta, dal cui porto salpa la maggior parte delle navi ONG che effettuano “salvataggi” di migranti in mare. Ecco che le frontiere diventano un business. Ovviamente un business da privatizzare al più presto. (6)
stasera elèuthera apre
le porte del suo scantinato
per una serata conviviale prima delle vacanze estive
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vi aspettiamo insieme ai nostri autori!
tra gli altri: Paolo Pasi, Daniela Danna, Roberto Festa, Giacomo Borrella,
Paolo Cottino, Lucia Bertell, Lorenzo Pezzica, Massimo Filippi
Pirati e sodomia non cerca di dimostrare l’ovvio, cioè il larghissimo ricorso alle pratiche omosessuali in quelle affascinanti comunità di rudi uomini di mare e temerari fuorilegge, in perpetua navigazione o precariamente insediati nelle isole caraibiche. Burg cerca invece di capire come e perché i comportamenti omosessuali fossero in quelle comunità non semplicemente tollerati, ma considerati normali (e assolutamente «normali» lo erano in senso statistico). E non solo per carenza di più desiderabili alternative, come verrebbe da pensare. Pur trattando di fatti e persone del diciassettesimo secolo, l’approccio, il senso e la metodologia di questa ricerca – che coniuga rigore documentaristico e schietta disinvoltura di linguaggio e interpretazioni – sono riferibili, più che alla storia, agli ambiti della psicologia, della sociologia e dell’antropologia. E, perché no, della letteratura.
Nell’afa di una Milano ancora intontita per le cannonate che il generale Bava Beccaris ha sparato sulla folla inerme, un tessitore anarchico di trent’anni aspetta il suo momento. È appena tornato dall’America, dove è emigrato per sfuggire alla miseria e alle persecuzioni, e ha con sé una rivoltella appena comprata a New York. Il suo obiettivo è il petto pieno di medaglie di Umberto I di Savoia, quello che la retorica monarchica chiama il Re Buono e che il popolo ha invece ribattezzato Re Mitraglia dopo i morti di Milano, e della Sicilia, e della Lunigiana… I tre colpi che Gaetano Bresci spara al cuore del re non colpiscono solo il singolo ma anche la sacralità del suo potere. E il quarto colpo, quello non esploso, Bresci sa di averlo sparato contro se stesso. Percosse, isolamento, deprivazione sono quello che si aspetta. Forse anche l’omicidio camuffato da suicidio. Ma a Monza quella sera di luglio la mano del tessitore anarchico non trema.
Posted: Giugno 28th, 2017 | Author:Circolo Culturale Libertario Rimini | Filed under:General | Commenti disabilitati su Turchia. Movimenti di piazza: dal Pride alla marcia per la giustizia
Il Pride in Turchia si fa da 15 anni. Quest’anno, per la seconda volta consecutiva il governo ha vietato il corteo.
Anche quest’anno i manifestanti hanno sfidato il governo e sono scesi in piazza in barba ai divieti. D’altra parte il primo Pride fu una sommossa, da cui tanti percorsi di libertà presero avvio.
La polizia ha usato proiettili di gomma idranti della polizia pert disperdere il corteo arcobaleno.Diverse decine di attivisti sono stati feriti. 35 le persone, tra cui un giornalista dell’Associated Press, sono state arrestate. Probabilmente potrebbero essere rilasciate nelle prossime ore.
I manifestanti hanno provato ad entrare a Taksim, ma la piazza era chiusa dall’antisommossa, che appena la folla è cresciuta sono entrati in azione.
In questi stessi giorni ha preso avvio una marcia per la giustizia e la libertà, diretta a piedi da Ankara a Istanbul.
La marcia è stata promossa dal CHP, il partito socialdemocratico, per protestare per l’arresto di Enis Berberoglu, deputato del partito, arrestato nei giorni scorsi.
Berberoglu è stato arrestato dopo una condanna in primo grado a 25 anni per “rivelazione di segreto di stato”. La sua colpa è aver collaborato all’inchiesta del quotidiano Cumhuriyet che pubblicò un reportage sui tir dei servizi segreti turchi, che, nel 2014, trasportavano armi dirette agli insorti dell’ISIS in Siria.
Con lui salgono a 12 i deputati imprigionati in Turchia nell’ultimo anno. Gli altri 11 fanno parte del Partito Democratico dei Popoli, la formazione che in Turchia ha promosso, dall’interno delle istituzioni, il Confederalismo Democratico, ottenendo sia l’ingresso al Parlamento, sia un buon successo nelle regioni curdofone.
La repressione violentissima scatenata nel sud est del paese, ha portato alla destituzione e all’arresto di numerosi sindaci e cosindaci.
La marcia per la giustizia si sta allargando di tappa in tappa, crescendo giorno dopo giorno e raccogliendo adesioni ben oltre il bacino di consenso dei socialdemocratici turchi. Ormai sono migliaia le persone in marcia che hanno affrontato anche il freddo e la neve, attraversando le montagne e poi proseguendo lungo l’autostrada.
Ora è diventata una spina nel fianco di Erdogan, che ha più volte minacciato i partecipanti.
Ascolta la diretta di Blackout con Murat Cinar, videomaker, giornalista di origine turca, che vive da molti anni a Torino.
Posted: Giugno 28th, 2017 | Author:Circolo Culturale Libertario Rimini | Filed under:General | Commenti disabilitati su Ventimiglia. Nel fiume e per i boschi, per bucare la frontiera
Quando arriva l’estate a Ventimiglia il flusso di migranti diretti alla frontiera chiusa, più lento in inverno, si fa più fitto.
Ogni anno sorgono gli accampamenti. Posti dove aspettare l’occasione giusta per provare a passare in Francia. C’è anche un campo della Croce Rossa, che può ospitare sino a 300 persone, controllate, schedate, sotto costante minaccia di essere rispedite alla casella di partenza. I più fortunati rischiano di tornare al posto dove sono approdati mesi, a volte anni, prima. Per gli altri c’è la deportazione in Africa, in Asia, in uno dei tanti posti da dove la gente si mette in viaggio.
Quest’anno l’accampamento informale è sorto sulle rive del Roja, sotto i piloni dell’autostrada.
Lontano dalla vista dei turisti. Ma tanta prudenza non è bastata: il sindaco Ioculano, lo stesso del divieto a portare cibo ai ragazzi di passaggio dal suo paese, ha deciso di fare “pulizia”.
I 400 che bivaccavano sotto al viadotto hanno subito capito che non era più aria. Con mossa a sorpresa hanno anticipato le grandi pulizie e si sono messi in marcia.
Quando sono arrivate le ruspe del comune hanno trovato solo venti persone. Si sono affrettati a buttare nel cassonetto sacchi a pelo, vestiti, piccole suppellettili lasciati lì per necessità di viaggiare veloci, senza pesi.
Nella notte tra domenica 25 e lunedì 26 luglio quasi quattrocento ragazzi, in buona parte sudanesi, sono partiti, usando il fiume come strada. Quando si sono affacciati sulla statale sono stati gasati ed hanno ripreso la marcia nel fiume, prendendo alla sprovvista la polizia, che li ha persi di vista. Troppo pericoloso seguirli nell’acqua.
Più tardi si sono divisi. Alla frazione Calvo una cinquantina si sono fermati a Torri, la maggior parte ha proseguito verso Olivetta San Michele e il valico di Fanghetto.
Molti hanno bucato la frontiera, circa 150 sono ancora nascosti nei boschi.
Martedì mattina è arrivato dalla Francia un pullman pieno di ragazzi rastrellati oltre l’impalpabile linea che divide il dominio degli uni e degli altri .
Ascolta la diretta dell’info di Blackout con Stefano Bertolino, videomaker freelance collaboratore di Fanpage, che sta seguendo i migranti.
FestA 2017 – La festa di “A” rivista anarchica
Sabato 1 luglio
circolo Arci Cucine del Popolo – via Beethoven 78, Massenzatico (Reggio Emilia)
IL PROGRAMMA DELLA FESTA
ORE 16
NON E’ NECESSARIO CHE LE DONNE TENGANO SEMPRE LA BOCCA CHIUSA E LA VAGINA APERTA
Carlotta Pedrazzini parla di Emma Goldman. Dibattito su femminismo e anarco-femminismo
ORE 18
NON CI SONO POTERI BUONI
Paolo Finzi parla di Fabrizio De André, il suo pensiero anarchico, la loro amicizia, il suo sostegno ad “A”
ORE 20
CENONE EMILIANO (O VEGETARIANO) € 20,00
Mangiar bene, in buona compagnia e tirar su soldi per la rivista “A”
ORE 22
CONCERTO DI ALESSIO LEGA
Il cantastorie anarchico
DOVE
Circolo Arci Cucine del popolo
via Beethoven 78, Massenzatico (Reggio Emilia)
Per chi arriva in macchina:
al normale traffico estivo di inizio luglio, si aggiungerà anche quello legato al concertone di Vasco Rossi a Modena (per l’occasione, è prevista la chiusura del casello autostradale di Modena Nord) .
Vi consigliamo (caldamente) di partire con largo anticipo!!
La festa inizierà nel pomeriggio, ma chi arriva al mattino potrà pranzare alle Cucine del Popolo.
Nell’attesa della festa, si potrà dare un’occhiata ai banchetti, socializzare, leggere (la carta di certo non mancherà!), ecc.
Per chi arriva in treno:
come raggiungere Massenzatico dalla stazione di Reggio Emilia:
– dalla stazione di Reggio Emilia è possibile recarsi a piedi fino all’ex Caserma Zucchi (incrocio via Franchetti – via Monte Pasubio) e prendere l’autobus n.12 direzione Pratofontana – Chiesa (14 fermate).
Scendere alla fermata Massenzatico – Scuole medie e proseguire a piedi fino al numero 78 di via Beethoven.
Durata della corsa: 22 minuti
– se non si vuole camminare fino all’ex Caserma Zucchi, dalla stazione di Reggio Emilia è possibile prendere il bus n. 2 direzione S. Ilario – Parco Poletti (3 fermate).
Scendere alla fermata Caserma Zucchi.
Durata della corsa: 7 minuti
Proseguire con il bus n. 12 (vedi sopra).
I bus partono ogni ora. Il biglietto costa € 1,30 (a terra), € 1,50 (a bordo).
Qui il link per calcolare orario e percorso: http://www.setaweb.it/re/trova-percorso
In caso di problemi di mobilità o emergenze varie, telefonare al 347 3729676 (se avete problemi, veniamo in stazione a recuperarvi!)
Posted: Maggio 25th, 2017 | Author:Circolo Culturale Libertario Rimini | Filed under:General | Commenti disabilitati su Ancona 27 maggio 2017: la rivoluzione spagnola, a 80 anni dall’assassinio di Berneri
MAGGIO 1937 – MAGGIO 2017
Camillo Berneri, anarchico, uno dei maggiori intellettuali ed attivista dell’epoca, rappresentante dell’USI durante la rivoluzione anarcosindacalista spagnola, viene barbaramente assassinato a Barcellona, dai comunisti stalinisti (tra i responsabili Vidali e Togliatti) durante il loro tentativo controrivoluzionario.
Altri anarcosindacalisti e comunisti non stalinisti vengono assassinati provocando uno scontro armato che verrà chiamato “il massacro di Barcellona”…
A cura dell’Archivio nazionale USI-AIT, promosso dalla sezione USI di Ancona e dal Gruppo anarchico “Malatesta” di Ancona il 27 Maggio (sabato) alle ore 17,30 presso i locali di via Podesti 14 b (Ancona)
incontro-dibattito, con filmati e documenti originali dell’Archivio su:
Posted: Maggio 25th, 2017 | Author:Circolo Culturale Libertario Rimini | Filed under:comidad | Commenti disabilitati su NEWSCOMIDAD. IL VENTICINQUENNALE DI MAASTRICHT RIABILITA BREZNEV?
NEWSCOMIDAD
Ecco le news settimanali del Comidad: chi volesse consultare le news precedenti, può reperirle sul sito http://www.comidad.org/ sotto la voce “Commentario”.
IL VENTICINQUENNALE DI MAASTRICHT RIABILITA BREZNEV?
Chi si illudeva che il bombardamento della Siria potesse costituire un episodio circoscritto deve cominciare a ricredersi. Dopo i duecento miliardi di dollari di investimenti sauditi negli USA per i prossimi quattro anni, il viaggio di CialTrump a Riad è diventato l’occasione per l’annuncio di altri contratti giganteschi per la vendita di armi: centodieci miliardi subito e trecentocinquanta miliardi nell’arco di un decennio. (1)
Come si fa a non sostenere uno che ti allunga oltre cinquecento miliardi di dollari? L’Arabia Saudita, custode dei luoghi santi dell’Islam, ma soprattutto punto di riferimento finanziario del mondo sunnita, ha i suoi avversari strategici nell’Iran e nella Siria, quindi anche nella potenza che li appoggia, la Russia. I margini di manovra della politica imperialistica di CialTrump si riducono quindi al minimo. La coperta corta si è evidenziata particolarmente con la rinuncia ad imporre ad Israele lo Stato Palestinese. Israele è infatti un sicario indispensabile per tenere sotto aggressione la Siria e l’Iran.
Il proposito di allentare le tensioni con la Russia per farne il principale fornitore di materie prime a bassissimo costo per la ripresa industriale statunitense, diventa pura retorica. Come era prevedibile, il problema di CialTrump non è più quello di realizzare il suo programma, bensì quello di arrivare giudiziariamente incolume alla fine del suo mandato. A noi Italiani ricorda qualcosa.
Si è detto che gli operai, o ex operai del Michigan, abbiano votato CialTrump nella speranza che mantenesse le sue promesse di reindustrializzazione. Ammesso che sia vero, le speranze sono cadute. Si è detto anche che l’Unione Europea è rimasta una costruzione incompiuta perché non ha realizzato quel sistema di trasferimento di fondi federali che garantirebbe la sopravvivenza agli Stati in difficoltà. Persino in questo caso i fatti hanno portato una smentita, dato che sono decenni che si parla a vuoto di piani di rilancio della ex capitale dell’auto, Detroit. In compenso Detroit è diventata un modello per studi di desertificazione urbana. (2)
Intanto quest’anno in Europa si è celebrato il venticinquennale del Trattato di Maastricht, la croce di quelli che sognano un’altra Europa. Il problema è che l’altra Europa non esiste, come dimostra appunto il fallimento della delizia dei federalisti europei, cioè la federazione USA, dove, quando si tratta di trasferire fondi federali, si apre il salvadanaio e non la cassaforte.
In questo periodo persino su “MicroMega” si sono potute leggere analisi realistiche su Maastricht. È stato però non sufficientemente sottolineato un dato storico, e cioè che il Trattato costitutivo della UE proclama dei principi economici come la libera concorrenza (cioè le privatizzazioni) e la stabilità dei prezzi (cioè la compressione salariale), principi che delegittimano ogni ipotesi politica di carattere socialdemocratico. La prima vittima della caduta del Muro di Berlino quindi non è stato il comunismo ma la socialdemocrazia, cioè l’anticomunismo da “sinistra”. Il Partito Comunista Italiano aveva addirittura anticipato i tempi e nel 1991 si era allegramente dimenticato della retorica eurocomunista per riconvertitisi in un partito che rifiutava il socialismo persino nel nome. La tappa successiva è stata di togliere definitivamente la sinistra dal nome. La recente scissione dei bersaniani del PD ha condotto alla formazione di un partito che continua a non dichiararsi di sinistra, strizzando quindi l’occhio al “centro”, eufemismo per destra.
Non che i vari rifondacomunismi abbiano avuto sorti migliori. Dopo decenni di balbettamenti, Fausto Bertinotti si è finalmente convinto che la UE è un edificio imperialistico, antioperaio e deflattivo, ma poi, quando si tratta di opporre alternative, si getta anche lui nel culto dell’attuale papa New Age.
Quando Breznev diceva che l’unico socialismo “reale” era quello sovietico e che il resto era solo propaganda, allora aveva ragione?
In effetti il social-realismo di Breznev sta incontrando una sconcertante ri-legittimazione a posteriori che i commentatori si guardano bene dal segnalare. Per decenni si è denunciato l’abominio della glaciazione economica brezneviana, salvo poi constatare che l’attuale Russia capitalistica ha prodotto migliaia di nuovi ricchi senza riscattarsi dalla perenne depressione economica, anzi facendo calare paurosamente le condizioni materiali della popolazione, segnalate dal calo della vita media. La Russia non può svilupparsi per le condizioni dell’economia mondiale, afflitta da una carenza cronica di domanda. La stagnazione mondiale, dovuta anche alla moneta unica europea, ha infatti impedito che aumentasse la domanda di materie prime russe; in più la UE ha appoggiato il colpo di Stato della NATO in Ucraina ed ha colpito con sanzioni economiche una Russia che stava soltanto cercando di difendere la propria integrità territoriale. In una prospettiva di stagnazione secolare trionfano i business della povertà, perciò sono sorte addirittura delle multinazionali del lavoro “interinale, cioè del caporalato digitale, come Uber e Kelly Services. (3)
Un’altra delle critiche ufficiali dell’Occidente al “socialismo reale” consisteva nel denunciare l’assurdità di un’economia pianificata sin nei dettagli. Sennonché l’Unione Europea detta le regole di bilancio e impone persino le leggi di stabilità finanziaria. Per non parlare poi della miriade di normative che pongono regole a bagni, termosifoni e ascensori. Per questo motivo si parla spesso di “Unione Sovietica Europea”. Ma c’è una sostanziale differenza, poiché nel caso della UE non si tratta affatto di semplice delirio di onnipotenza burocratica, bensì di lobbying occulto, oppure di vere e proprie “trappole” per i Paesi deboli. Nel caso della Grecia ci si è narrato che il governo greco avrebbe truccato i conti pur di entrare nella moneta unica; come se, per stimare le capacità produttive e finanziare della Grecia occorresse leggerne i bilanci. Tanto valeva che ci raccontassero che, per entrare nell’euro, i Greci si erano messi i baffi finti.
Breznev ed il “socialismo reale” ne escono quindi “riabilitati”, ma esclusivamente nel confronto con i loro detrattori di marca occidentalista. Anzi, il fatto che l’Unione Sovietica non possa essere imputata di un fallimento economico dimostra che l’oligarchia prodotta dal “socialismo reale” si è riconvertita al capitalismo esclusivamente in funzione del vantaggio personale, in base a quanto previsto da Bakunin: il privilegio è un corruttore insaziabile ed ogni privilegio parziale cerca di diventare assoluto.
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